Covid: «Con gli anziani abbiamo sbagliato»

L'Ufsp fa ammenda: «Il trattamento riservato loro è stato l'errore più grande»
BERNA - L'errore più grande in Svizzera durante la pandemia è stato il trattamento riservato agli anziani. A fare ammenda è la direttrice dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) Anne Lévy, secondo cui questa categoria - che era «la più vulnerabile» - non è stata «ascoltata a dovere».
Ad esempio, alcuni volevano rivedere i propri cari, mentre altri chiedevano maggiore protezione, afferma Lévy in un'intervista concessa all'edizione odierna della "Neue Zürcher Zeitung".
Ciò dimostra che non esiste una soluzione unica e che c'è ancora margine di miglioramento in questo ambito, fa notare la direttrice dell'UFSP, entrata in carica nell'ottobre del 2020.
L'esperta riconosce inoltre che le misure riguardanti i giovani avrebbero potuto essere allentate prima: «Abbiamo sempre cercato di mantenerle solo per il tempo necessario, anche se abbiamo dovuto affrontare critiche per alcune aperture, come nelle scuole», ricorda Lévy. «Nel complesso, siamo comunque riusciti a gestire bene la pandemia grazie alla via di mezzo scelta», si compiace la 54enne.
La revisione della Legge sulle epidemie - ora al vaglio del Parlamento - dovrebbe in futuro chiarire le responsabilità, rafforzare il coinvolgimento dei Cantoni e delle Camere e conferire maggiore legittimità democratica alle misure.
In più, i rapporti di laboratorio relativi al coronavirus saranno trasmessi solo in formato digitale: dal 2028 non verranno più accettati fax, specifica Lévy.




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