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Sopravvissuto a Rupperswil: «Carla mi mancherà per sempre»

Georg Metger era il compagno di una delle vittime della strage. In un libro racconta di come la sua vita sia andata in frantumi
Keystone
Sopravvissuto a Rupperswil: «Carla mi mancherà per sempre»
Georg Metger era il compagno di una delle vittime della strage. In un libro racconta di come la sua vita sia andata in frantumi
RUPPERSWIL - Il 21 dicembre 2015 il mondo di Georg Metger è andato in frantumi. Thomas N., divenuto tristemente noto come il mostro di Rupperswil, ha ucciso la sua compagna, i due figli di lei e l’amica del maggiore. Nelle concitate gior...

RUPPERSWIL - Il 21 dicembre 2015 il mondo di Georg Metger è andato in frantumi. Thomas N., divenuto tristemente noto come il mostro di Rupperswil, ha ucciso la sua compagna, i due figli di lei e l’amica del maggiore. Nelle concitate giornate che sono seguite all'efferato delitto, Metger è stato inoltre sospettato di essere il responsabile di quel massacro.

Ora, l’uomo racconta quell’esperienza in un libro che si intitola, in tedesco, “Für immer”, “Per sempre”. La rivista “Schweizer Familie” ne ha pubblicato delle anticipazioni: «Sono le 7:25. Saluto Carla con un bacio senza sapere che le sto dicendo addio per sempre», scrive Metger. L’uomo continua raccontando di quella giornata normale prima del delitto. Dell’abbraccio dei ragazzi e della cordialità di Simona, la ragazza di Dion. Del menù per San Silvestro che pianificava per Carla. E poi di come il suo mondo è andato in frantumi quando è venuto a sapere della strage.

Parenti sospettati - Quando è tornato a casa la polizia non voleva lasciarlo entrare. Solo più tardi Metger è riuscito a parlare con un agente: «Dov’è Carla? Dove sono i ragazzi?», gli ha chiesto. Poco dopo è stato interrogato. Tuttavia non in qualità di persona vicina alle vittime come pensava: «Mentre descrivo minuziosamente la mia giornata e rispondo a molte domande strane inizio a rendermi conto di essere considerato un sospettato», rievoca sconcertato.

Nel libro, Metger prosegue poi descrivendo il composto cordoglio dei familiari e l’enorme pressione che lui e altri membri della famiglia hanno dovuto sopportare. «Non riesco a descrivere il nostro stato d’animo a parole», ammette. «Avrei voluto essere morto e non so quali forze malvagie mi abbiano costretto a continuare a vivere», confessa.

«Dichiarazioni enfatiche e distaccate» - Il lento stillicidio, tuttavia, è continuato anche una volta che la sua innocenza è stata provata. Da molti rappresentanti dei media, spiega, si sarebbe aspettato un po’ più di tatto. In un articolo era stato persino pubblicato il suo nome completo, cosa che aveva portato molte persone a contattarlo: «Teorici dell’oscuro, comunità religiose, chiaroveggenti e molti che ritenevano che fossi io l’assassino - lamenta -. Ci sono state tuttavia anche donne che volevano sposarmi seduta stante».

Quando, finalmente, il vero responsabile della strage è stato arrestato, Metger si è tolto un peso dal cuore. Il ricordo dei dettagli del quadruplice omicidio, però, non lo abbandona mai: «Mi si annebbia il cervello e temo di svenire», scrive. Anche la condanna di Thomas N. ha lasciato un gusto agrodolce a causa dell’atteggiamento sarcastico dell’assassino della sua compagna: «Le sue dichiarazioni sono state enfatiche e distaccate, frasi retoriche su frasi retoriche, niente è sembrato scaturire da un sentimento reale o da una riflessione profonda», afferma.

Ora, Metger sta meglio, anche grazie al sostegno della famiglia e dei suoi amici. Tuttavia, Carla S. gli mancherà per sempre: «L’ho accettato. È vero: non tornerà mai più. La fine continua. Per sempre», conclude. (dk)

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