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SVIZZERA

«L'umore sul mercato azionario è ai minimi storici»

La borsa svizzera chiude dopo un'altra giornata da dimenticare. A soffrire praticamente tutti i titoli, anche delle farmaceutiche.
Keystone
Fonte Ats
«L'umore sul mercato azionario è ai minimi storici»
La borsa svizzera chiude dopo un'altra giornata da dimenticare. A soffrire praticamente tutti i titoli, anche delle farmaceutiche.
ZURIGO - La borsa svizzera ha vissuto un'altra giornata di passione, chiusa comunque in leggero recupero rispetto ai minimi di seduta: l'indice dei valori guida SMI ha terminato a 11'047,48 punti, in flessione del 5,16% rispetto a venerdì.Dopo una p...

ZURIGO - La borsa svizzera ha vissuto un'altra giornata di passione, chiusa comunque in leggero recupero rispetto ai minimi di seduta: l'indice dei valori guida SMI ha terminato a 11'047,48 punti, in flessione del 5,16% rispetto a venerdì.

Dopo una partenza caratterizzata da un ribasso deciso ma pur sempre abituale il mercato è quasi immediatamente crollato, arrivando a perdere oltre il 6%, in linea con le altre piazze europee, in reazione ad arretramenti ancora più imponenti in Asia. I corsi si sono poi però stabilizzati, con l'SMI che è riuscito a difendere la quota di 11'000 punti. Nel finale c'è stato anche lo spazio per una ripresa, dopo che è circolata la voce che il presidente americano Donald Trump starebbe valutando una pausa nell'applicazione dei dazi: è poi però arrivata la smentita.

Fra giovedì (-2,45%), venerdì (-5,14%) e oggi è però stato un bagno di sangue, che conferma le ultime settimane da incubo: basti pensare che l'SMI ha perso il 16% in poco più di un mese, cioè dal massimo annuale di 13'199,05 punti dello scorso 3 marzo. La performance 2025 è così ormai diventata negativa: -5%.

«L'umore sul mercato azionario è ai minimi storici», ha affermato un operatore. Dappertutto a dominare gli eventi sono le conseguenze delle barriere doganali imposte da Trump: il timore è che sulla scia delle guerre commerciali - la Cina ha già risposto con contro-misure e pure l'Unione europea si mostra ferma - l'economia globale entri in una spirale di recessione. Nel contempo inoltre i dazi potrebbero rinfocolare ulteriormente l'inflazione, rendendo ancora più difficile la lotta al rallentamento congiunturale. Questo fa sì che praticamente nessun settore sia stato risparmiato dall'ondata di vendite: anche le società che non operano negli Stati Uniti hanno perso valore, in alcuni casi in modo assai significativo.

Ancora una volta in estrema difficoltà si è trovata Partners Group (-9,74% a 969,80 franchi), mentre dopo l'iniziale sbandamento UBS (-2,97% a 22,57 franchi) è riuscita almeno in parte a contenere le perdite. Nello stesso comparto finanziario hanno annaspato Swiss Life (-7,23% a 706,00 franchi), Swiss Re (-6,24% a 129,80 franchi) e Zurich (-5,55% a 534,00 franchi).

Le paure circa un rallentamento dell'economia planetaria hanno tarpato le ali ai valori particolarmente sensibili ai cicli economici come ABB (-4,00% a 39,41 franchi), Geberit (-4,14% a 509,40 franchi), Holcim (-5,37% a 81,06 franchi), Kühne+Nagel (-5,26% a 171,05 franchi) e Sika (-6,51% a 183,25 franchi).

La prospettiva di finire forse in un secondo tempo nel tritacarne dei dazi americani ha spinto gli investitori ad allontanarsi anche da valori quali Roche (-6,00% a 246,10 franchi) e Novartis (-5,34% a 87,12 franchi). Non sono sfuggiti alla tendenza generale nemmeno le azioni a carattere molto difensivo come Nestlé (-4,28% a 83,62 franchi) o Swisscom (-3,09% a 502,00 franchi).

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