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«Ti dicono tutti il perché, ma non il come»

Stare alla larga dall'illusione data dalle dipendenze: c'è tutto questo in "Solo Giuda tra gli apostoli", l'ultimo singolo di Dose con Rebox
DOSE
«Ti dicono tutti il perché, ma non il come»
Stare alla larga dall'illusione data dalle dipendenze: c'è tutto questo in "Solo Giuda tra gli apostoli", l'ultimo singolo di Dose con Rebox

BELLINZONA - Un'esplosione di ritmo e contrasti, un sound travolgente e un testo spietato. Sono gli ingredienti che compongono "Solo Giuda tra gli apostoli", il singolo dell'accoppiata rap tra Dose e Rebox. È stata l'occasione per scambiare due chiacchiere con Devid Nicolò, che sta vivendo una prima metà di 2025 esaltante dal punto di vista musicale - con il picco dell'esperienza di Casa Sanremo.

Devid, la provocazione del titolo viene replicata anche nel testo. Come nascono le liriche?
«Tutto parte da "0.2 Crystal" (brano del 2024, ndr), un brano che parlava della cultura del rave e che era stato tanto gradito quanto attaccato. Ho deciso di spingermi ancora oltre, per raccontare a cosa ti porta la scelta di consumare stupefacenti su base quotidiana, il pensare solo a quello ogni giorno».

Cosa stai cercando di fare, con questa canzone?
«Vorrei provare a sensibilizzare i giovani contro queste cattive abitudini. Sono state dette tante brutte parole, riguardo alla mia immagine e al mio nome, e si finisce per non ascoltare mai i testi».

A cosa ti riferisci?
«Penso che ciascuno abbia il proprio passato. Io ho fatto tantissimi errori, non ho paura di ammetterlo, ma proprio per questo motivo sono anche uno che può permettersi di raccontare loro quali sono le scelte giuste da fare. Con questo brano è nata una frase che mi porterò dietro per tutta la vita: "Ti dicono tutti il perché, ma non il come"».

Interessante.
«È proprio quello che è successo a me fino ai 23-24 anni, quando sbagliavo: tutti mi dicevano perché non dovevo farlo, non come evitare di farlo. Questo è ciò che voglio far passare a chi mi ascolta».

"Solo Giuda fra gli apostoli" parla dell'illusoria euforia di chi si immerge nel consumo delle sostanze.
«Non penso che riguardi solo gli stupefacenti illegali: il rischio è in generale delle dipendenze, magari da alcolici o farmaci».

Come nasce la collaborazione con Rebox?
«Già dopo Sanremo ti parlavo di dialetto napoletano. Ho tanti amici di lì che, dopo essere venuti in Ticino, mi spiegavano che con il mio stile di musica raccontavo qualcosa che era reale per me, nella mia realtà, ma che nella loro era molto più estremo. Rebox me l'ha consigliato Shareeq, che è poi il produttore del brano. Pensavo che quel dialetto fosse il più adeguato per quell'argomento. Il risultato mi ha lasciato pienamente soddisfatto».

Mi dicevi che avevi approfittato di Casa Sanremo per lanciare l'amo. Qualcuno ha abboccato?
«Qualcosa è successo. Se va tutto bene, per il mese di agosto ci saranno grandissime novità».

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