Quando papà di lavoro fa la rockstar

“Cheap Rock” è il primo disco della superband ticinese Hus-band fra schitarrate, assoli blues e tanta autoironia.
Dopo una manciata di singoli (anzi di doppi) snocciolati nel corso degli ultimi mesi arriva proprio in questi giorni “Cheap Rock” il primo album della superband luganese Hus-band co-capitanata dal chitarrista Mattia Mantello e dal cantante e chitarrista Matt Bertini con la ritmica complicità dei fratelli Riccardo e Federico Sicilia (basso e batteria).
Suonato benissimo e musicalmente variegato, il disco – così come il gruppo – ha anche un altro pregio: quello di non prendersi troppo sul serio. Da qui il concept di “rock band di quartiere”: «Ormai il rock ha preso questa forma qui», ci racconta Mantello, «non è più una musica da giovani, ormai è più una cosa da papà, diciamo che ha cambiato ruolo? Da scavezzacollo e diavoletto, ha ormai assunto la dimensione del genitore premuroso», ride.
Impossibile quindi, oggi, pensare a rockstar in stile Jagger e Richards: «Uno degli slogan che avevo pensato per la band era proprio “Rock is Dad” ma gli altri me l'hanno bocciato (ride).
Siamo rockstar “svizzere” in senso lato, per umiltà e ambizioni non esagerate, ma anche perché siamo molto legati al territorio. Tutti i nostri brani arrivano da storie nate e vissute nel nostro quotidiano ticinese».
La nostranità della ricetta non stempera lo sguardo iconoclasta del rock: «Non ci nascondiamo dietro a un dito, la Svizzera resta un angolo di mondo privilegiato - e lo siamo anche noi - ma non si può dire che sia privo di idiosincrasie. Da musicisti il nostro sguardo è un po' quello degli allievi degli ultimi banchi, a scuola, che forse ci permette di percepire più di altri queste “stonature”».




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