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«"Rise" è indubbiamente tra le canzoni più "dure" che abbiamo mai scritto»

CANTONE«"Rise" è indubbiamente tra le canzoni più "dure" che abbiamo mai scritto»

07.06.22 - 06:30
I Dreamshade sono tornati con un nuovo singolo e si preparano a calcare palcoscenici di grande prestigio
KYRHIAN BALMELLI
Un nuovo singolo per i Dreamshade.
Un nuovo singolo per i Dreamshade.
«"Rise" è indubbiamente tra le canzoni più "dure" che abbiamo mai scritto»
I Dreamshade sono tornati con un nuovo singolo e si preparano a calcare palcoscenici di grande prestigio

LUGANO - Venerdì scorso i Dreamshade hanno pubblicato il loro nuovo singolo. S'intitola "Rise" e segna il ritorno in grande stile di una band ticinese, ma dagli spiccati (e consolidati) orizzonti internazionali. È stata l'occasione per fare quattro chiacchiere con il frontman Kevin Calì.

Kevin, mi vuoi parlare di questo nuovo brano?
«È indubbiamente tra le canzoni più "dure" che abbiamo mai scritto. Ha queste sonorità molto forti, che si accostano molto bene con il tema che abbiamo scelto».

Ovvero?
«Il giudizio degli altri ci accompagna fin da piccoli. Finché si arriva a un'età in cui veniamo giudicati per status sociale, per i soldi che guadagniamo, per come si appare. Quasi mai, invece, per l'impegno, l'amore e la dedizione in ciò che facciamo e in cui crediamo. La canzone è una sorta di sfogo: "Rise" ovvero rialzarsi, mostrare ciò che valiamo davvero ed essere se stessi, e non la rappresentazione di ciò che sono gli altri a volere. Diciamo a tutti: ehi ragazzi, è il momento di mostrare ciò che siamo davvero».

Cosa comporta l'assecondare la visione che gli altri hanno di noi?
«Si viene a perdere la genuinità dell'individuo, se mira a essere qualcosa che in realtà non è. Ciò porta anche alla rovina di molti rapporti umani».

Su cosa avete puntato dal lato visivo?
«Abbiamo scelto qualcosa di futuristico, legato anche al videoclip e al suo stile cyberpunk. Qualcosa di fuori dagli schemi. Penso basti vederlo per capire!».

Siete tornati sul palco: il 28 maggio a Carpi, ma soprattutto l'11 giugno ci sarà il Greenfield Festival.
«Sarà la nostra seconda volta. Quale miglior modo per festeggiare i due anni di sosta forzata? (ride, ndr). Siamo stati fermi a lungo, sono saltate delle occasioni e dei tour e abbiamo ricominciato alla grande. Il concerto in Emilia è stato, se vuoi, una sorta di "riscaldamento" per l'appuntamento di Interlaken».

Cosa vi aspettate, invece, dalla partecipazione al Metal Capital Festival in Finlandia del 17 giugno?
«Ci saranno grandi nomi e a noi fa solo piacere essere accanto a musicisti di quel livello».

Siete una band molto nota in Cina e in Estremo Oriente e avete dedicato un singolo, "Shanghai Nights", a quell'esperienza: vi capita mai di pensare ai vostri fan di laggiù, che sono stati alle prese con duri lockdown e un coronavirus che morde parecchio?
«Abbiamo parlato ultimamente di un possibile tour in Cina, che resta uno dei nostri mercati principali, e del fatto che non potessimo ancora ragionarci, proprio in virtù di diversi problemi legati alla pandemia. Speriamo che la situazione si sblocchi, che si torni a vivere più serenamente. Per chiunque ascolti musica è una gioia vedere arrivare il proprio gruppo preferito nella sua città: speriamo quindi di poter portare un po' di felicità ai nostri fan orientali, appena sarà possibile».

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