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CANTONEUn disco per spiegare quanto coraggio ci vuole per far esplodere la propria bolla

08.05.20 - 06:00
Esce oggi "Dazed", il lavoro d'esordio (sotto l'ala di Caterina Caselli) dell'arpista ticinese
ADRIANA TEDESCHI
"Dazed" è l'album di esordio di Kety Fusco.
"Dazed" è l'album di esordio di Kety Fusco.
Un disco per spiegare quanto coraggio ci vuole per far esplodere la propria bolla
Esce oggi "Dazed", il lavoro d'esordio (sotto l'ala di Caterina Caselli) dell'arpista ticinese

LUGANO - "Dazed" è l'album di esordio di Kety Fusco. Un lavoro che esce per Sugar Music, la prestigiosa etichetta di Caterina Caselli. Nove intense tracce, nelle quali l'arpista classe 1992 punta a ipnotizzare l'ascoltatore.

Come è stato scelto il titolo "Dazed"? Cos'è che ti rende "frastornata"?
«La quotidianità della vita. Credo che la mia mente viva in un mondo parallelo e crei delle realtà alternative. Non mi entusiasma vedere quello che succede nel mondo giorno dopo giorno. Mi piace stare fra me e me e, quando devo uscire dalla mia bolla, è sempre uno shock. Mi sento molto frastornata. "Dazed" è stato un tentativo di combattere questa sensazione».

Spieghi, nelle note introduttive, che questo disco «è qualcosa che fino a due anni fa era impensabile». Perché?
«Due anni fa la mia vita era completamente diversa da adesso. Mi svegliavo al mattino, percorrevo 17 passi da casa mia al conservatorio e mi chiudevo nell’aula 202. Suonavo circa due ore, fumavo una sigaretta, di nuovo all’arpa per altre tre ore, bevevo il caffè, non pranzavo quasi mai e continuavo cosi tutto il giorno. Per me l’unica cosa che contava era di non essere realmente nel mondo: non leggevo mai i giornali e mi piaceva solo suonare l’arpa. Non avrei mai pensato d'intraprendere nell'arco di un anno un percorso completamente nuovo, suonando piu di 60 concerti con l'arpa elettrica in Svizzera ed Europa, collaborando con moltissime persone e confrontandomi con altre realtà al di fuori delle mura del conservatorio. Non avrei mai pensato nemmeno di firmare con la Sugar Music e scrivere il mio primo disco. È ancora tutto nuovo per me, e sto entrando piano piano nelle nuove dinamiche».

Quale "pericoloso percorso" hai deciso di lasciarti alle spalle?
«Come detto, vivevo in una sorta di autismo, in una bolla perfetta. Non mi sarei mai aspettata che, una volta finito il mio percorso al conservatorio che dura da quando avevo 6 anni, la mia bolla scoppiasse e mi creasse uno shock emotivo. È stato pericoloso perché l'ambiente del conservatorio mi ha isolata dalla realtà. Sono stata abituata a essere perfetta con il mio strumento, e avevo dimenticato - o meglio, non mi era mai stato insegnato - che essere musicista non significava solo stare chiusa in quattro mura e studiare lo stesso passaggio per ore. Ho dovuto imparare da sola (distruggendo tutto quello che mi ero creata attorno) che vivere la musica può essere anche qualcosa di diverso, qualcosa di reale».

Ci sono atmosfere piuttosto eterogenee, nel disco: da quelle orientaleggianti di "Medusah" a quelle più "danzerecce" di "Awry", ad esempio. Hai faticato a farle convivere in nove tracce?
«Direi di no. Ho avuto la fortuna di scrivere e lavorare sul mio disco con Aris Bassetti (membro dei Peter Kernel e fondatore della On The Camper Records, ndr). C'è stato un perfetto connubio fra la mia intuitività, la mia tecnica e i miei arpeggi senza fine con il suo istinto punk, la sua immediatezza melodica e il suo approccio rozzo. Abbiamo fuso due mondi in apparenza distanti. In alcune tracce ho potuto anche collaborare con altri fantastici musicisti - per esempio Fabio Pinto per consigli di produzione e Pasquale Corrado per consigli riguardo la composizione. Ho anche collaborato, per il brano "Dive" con un musicista di una certa importanza in ambito internazionale: Clap! Clap! Con lui mi sono anche divertita molto. Quindi tutte le atmosfere del disco in realtà sono la fusione di un grande lavoro emotivo e collaborativo». 

Ci sono degli artisti o dei generi che ti sono serviti da punto di riferimento durante la scrittura prima e la registrazione poi?
«Per ogni pezzo mi sono ispirata a qualcuno. Mi sono davvero innamorata di un brano dal titolo "Barcarolle" di Lubomyr Melnyk, che ha ispirato il mio brano "Rubato". Invece ho scoperto, cercando spunti per "Awry", un gruppo folle che si chiama Ammar 808».

Quanti videoclip sono stati girati? Come ti sei sentita nei panni della protagonista?
«Ne abbiamo girati quattro, che usciranno nelle prossime settimane. Mi sono sentita molto bene perché in realtà dovevo suonare l'arpa a ripetizione per giornate intere, mentre la troupe filmava. Ho avuto la fortuna di lavorare con una squadra eccezionale - quasi tutte donne! Le truccatrici, la stylist, le mie manager e il team di ripresa. Sono stati dei giorni meravigliosi».

Di concerti dal vivo non se ne potranno fare ancora per un po': come presenterai "Dazed" al pubblico?
«"Dazed" è un disco che nasce in digitale, quindi per il momento abbiamo lavorato principalmente per una comunicazione visual: questi video che regalano un primo assaggio del progetto, più altri sui cui stiamo lavorando».

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