Credit Suisse, arrivano i licenziamenti

La prima "ondata" è prevista a giugno. Ne seguiranno altre quattro.
La prima "ondata" è prevista a giugno. Ne seguiranno altre quattro.
BERNA - “Reduction in force”. È il nome del programma di licenziamenti che, nella mente di chi l’ha pensato dopo la fusione fra UBS e Credit Suisse, consentirebbe il risparmio di 12 miliardi di franchi. Un massiccio esubero organizzato in cinque “ondate” del personale di CS. Lo riporta il Tages-Anzeiger. La prima sarà a giugno, altre quattro seguiranno ad agosto, settembre, ottobre e novembre.
Gli uffici stampa di UBS e CS non hanno confermato né smentito. Si limitano solo a dire che l’obiettivo è tagliare 3’000 posti di lavoro in Svizzera nel 2023.«La tornata di giugno dovrebbe riguardare il 25-30% dell'ex forza lavoro di CS - spiega una fonte interna - In totale, il 50-60% degli sarà probabilmente licenziato nel corso di queste cinque tornate».
Subito dopo la fusione, ci sono stati licenziamenti a Londra e negli Stati Uniti. Di recente si sono moltiplicate le notizie di licenziamenti in Asia. Il potenziale di risparmio è particolarmente elevato in Svizzera. Sono previste anche chiusure di filiali.
Il costo totale del personale di Credit Suisse ammonta, attualmente, a 7,9 miliardi di franchi. A questi si aggiungono 4,1 miliardi di franchi per i consulenti. Per l'intero Gruppo UBS-CS, i costi del personale per i 112’842 dipendenti ammontano a circa 23 miliardi di franchi, circa due terzi di tutte le spese.





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