La politica protezionistica di Trump si scontra con i timori dei produttori Usa, che scontano «caos e costi aggiuntivi».
NEW YORK - Incertezza. Cresce quando la politica entra nell'economia a gamba tesa con annunci o minacce - confermate o posticipate che siano -, generando «costi» aggiuntivi e «caos». Accade negli Usa con i dazi del 25% firmati da Donald Trump sulle importazioni di acciaio e alluminio, di cui gli Stati sono importatori netti.
E anche se entreranno in vigore dal 12 marzo prossimo, l'economia li ha già parzialmente metabolizzati. Sia con i prezzi lievitati - anche quelli dei produttori locali - sia con la corsa al preacquisto dei rilaminatori. E se l'acciaio (Canada, Brasile e Messico i tre principali fornitori degli Usa) è "pane dell'economia", non è difficile prevedere gli effetti della manovra protezionistica si ribalteranno sull'intero sistema Paese.
Energia, auto e ..Coca-Cola
A cominciare dall'auto: «Stiamo assistendo a molti costi e a molto caos», ha detto Jim Farley CEO di Ford al Financial Times. Passando per l'energia, i cui costi potrebbero aumentare, visto che con l’acciaio si fanno tubi, trivelle, pannelli solari e turbine eoliche. Lo denunciano gli analisti di settore, dato che l'import di tubi e simili copre il 40% della domanda a stelle e strisce.
Un quadro che potrebbe complicare anche il target trumpiano di abbassare i costi in bolletta e di aiutare l'"America first" della manifattura made in Usa. Ma non solo, perché i dazi si potrebbero ribaltare persino sul modo di assaporare la bevanda preferita dal tycoon. È il caso di Coca-Cola, che a livello mondiale utilizza alluminio e acciaio per il 26% dei suoi imballaggi. Tanto che il Presidente e CEO di The Coca‑Cola Company, nonostante che l'handicap dei dazi potrebbe interessare per lo più il Nord America, ha detto agli investitori che i dazi sull'alluminio potrebbero costringerli a utilizzare più bottiglie di plastica, a scapito delle lattine.
«Economia rafforzata»
E mentre le imprese Usa fanno i conti anche con la tariffa del 10% sui prodotti cinesi e sull’incertezza per quanto avverrà con i prodotti provenienti da Messico e Canada (dazi sospesi fino al primo marzo), dalla Casa Bianca si difende a spada tratta la stretta di Trump.
Il Presidente - si legge sul sito governativo «sta adottando misure per porre fine alle pratiche commerciali sleali e al dumping globale di acciaio e alluminio». Una decisione che - a loro dire - «rafforzerà le industrie siderurgiche e dell'alluminio degli Stati Uniti».
Certi che, «contrariamente alla retorica pubblica, le tariffe possono essere uno strumento efficace per raggiungere obiettivi economici e strategici, come quello di rafforzare l'economia statunitense». Si vedrà.