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MESSICO

Saranno ponti o muri?

Claudia Sheinbaum sarà la prossima presidente del Messico. E avrà molto lavoro da fare nel negoziare con gli Stati Uniti.
keystone-sda.ch / STF (Matias Delacroix)
Fonte red
Saranno ponti o muri?
Claudia Sheinbaum sarà la prossima presidente del Messico. E avrà molto lavoro da fare nel negoziare con gli Stati Uniti.
Soprattutto se a novembre vincerà Donald Trump.
CITTÀ DEL MESSICO - «Coordinamento sì, subordinazione no». Così parlava, nel mese di marzo scorso, Claudia Sheinbaum, eletta presidente - una prima assoluta per una donna - del Messico. E la sua è un'elezione che - nell'inevitabile incrocio con...

CITTÀ DEL MESSICO - «Coordinamento sì, subordinazione no». Così parlava, nel mese di marzo scorso, Claudia Sheinbaum, eletta presidente - una prima assoluta per una donna - del Messico. E la sua è un'elezione che - nell'inevitabile incrocio con il voto del prossimo novembre, negli Stati Uniti - potrà ridisegnare le relazioni tra il Paese e il suo vicino più a nord.

Nel corso della sua campagna elettorale, la “delfina” del capo di Stato uscente, Andrés Manuel López Obrador, si è impegnata a proseguire nel solco della politica estera del suo predecessore. E se da un lato «è meglio costruire ponti che muri», dall'altro Sheinbaum ha detto chiaramente che il suo governo non si farà «umiliare» da Washington. E al centro della questione ci sono soprattutto due aspetti: i flussi di migranti e la cooperazione transnazionale legata alla sicurezza per arginare il traffico di droga.

I negoziati tra Città del Messico e Washington D.C., c'è da scommetterci, non saranno facili. Soprattutto se il prossimo 5 di novembre le urne a stelle e strisce premieranno Donald Trump, che ha già promesso di dazi muscolosi, l'impiego dei reparti speciali delle forze armate da schierare contro i cartelli e «la più grande operazione di deportazione della storia americana». Sheinbaum è tuttavia ottimista. E durante un'intervista rilasciata in aprile, aveva diplomaticamente liquidato la questione, rassicurando tutti sul fatto che «in quanto principali partner commerciali, dobbiamo avere un buon rapporto».

Infine, ci sono i problemi a casa. E uno di quelli più grossi è legato all'energia. Il Messico ha necessità di una rete stabile di approvvigionamento. Servono riforme e serve la fiducia da parte degli investitori privati, due fattori che il governo di López Obrador aveva invece “rottamato”.

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