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Esplosione al distributore, i poliziotti eroi: «La pelle bruciava». L'indagine per disastro colposo

Indagine sulla sicurezza dopo lo scoppio alla Eni: feriti 35 tra civili e forze dell’ordine, timori per la diossina.
Polizia di Stato
Fonte Polizia di Stato / Corriere della Sera
Esplosione al distributore, i poliziotti eroi: «La pelle bruciava». L'indagine per disastro colposo
Indagine sulla sicurezza dopo lo scoppio alla Eni: feriti 35 tra civili e forze dell’ordine, timori per la diossina.

ROMA - Testa e braccia bendate per le ustioni, ricoverati al Policlinico Umberto I. Sono Francesco e Marco, agenti della Questura di Roma, gravemente ustionati nello scoppio dell’area di servizio Roma venerdì mattina. Erano al volante della pattuglia più vicina al luogo dell'esplosione. «Hanno salvato vite, cinturando la zona nonostante l’ondata di calore», scrive in un post la polizia di Stato, «Lo rifaremmo» dicono loro. Poi la rassicurazione «presto torneranno a servire».

Dal letto d'ospedale, Francesco D'Onofrio, 29 anni, ha raccontato di aver salvato due persone bloccate dal fumo e, insieme al collega Marco Neri («la mia pelle bruciava, il mio cinturone bruciava», racconterà), di aver allontanato altre persone dalla zona pericolosa, nonostante il rischio di ulteriori deflagrazioni. D'Onofrio ha descritto la sensazione di «andare a fuoco» ma ha ribadito che lo rifarebbe, sottolineando l'importanza di salvare vite e concludendo: «Con un pizzico... tanta fortuna ce l'abbiamo fatta». Dodici agenti di polizia sono stati investiti dalla fiammata, insieme a carabinieri, pompieri e vigili urbani. Saranno alla fine circa 45 i feriti, tra civili e forze dell'ordine.

Tra i feriti più gravi, con il 55% del corpo ustionato, c'è Claudio, 67 anni, dipendente della stazione Eni. Così come Mauro, 58 anni, autista della cisterna GPL esplosa, che ha il 25% di ustioni. Entambi erano stati sedati e sottoposti a ventilazione meccanica assistita; venivano comunque definiti nelle scorse ore gravi ma stazionari. Le loro dichiarazioni aiuteranno gli inquirenti.

Le indagini della Procura per disastro colposo puntano nel frattempo a chiarire le autorizzazioni della stazione e l'inefficacia dell'impianto antincendio. Secondo quanto riportato dai principali media italiani, alla base del disastro ci sarebbe una dispersione di GPL durante l’operazione di rifornimento del serbatoio della stazione di servizio. Nello specifico, come riporta il Corriere della Sera, si ipotizza un contatto accidentale tra l'autocisterna e una colonnina, con il sistema di sicurezza che avrebbe continuato a pompare GPL. Saranno analizzati i dati della scatola nera del mezzo e le immagini delle telecamere di sorveglianza.

Non ci sono indagati al momento. Si dovrà anche stabilire il perché della presenza di un deposito GPL, una ditta per il recupero metalli, scuole e una polisportiva, tutte in un'area così densamente abitata. Preoccupa infine l'incognita diossina, con costanti rilevazioni dell'Arpa Lazio: la concentrazione di picogrammi per metro cubo è pari a 1, mentre l'Oms la stabilisce in 0,1 pg/m3 nelle zone urbane. Anche se già oggi dalla Protezione civile del Comune ci si aspettano dati più confortanti.


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