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CORONAVIRUSSe la mamma si vaccina, il bimbo è protetto

09.02.23 - 00:30
Stando a uno studio, la vaccinazione in gravidanza riduce il rischio di ricovero per il neonato fino all'80% nei primi mesi di vita
Depositphotos (AllaSerebrina)
Fonte Ats ans
Se la mamma si vaccina, il bimbo è protetto
Stando a uno studio, la vaccinazione in gravidanza riduce il rischio di ricovero per il neonato fino all'80% nei primi mesi di vita

TORONTO / LONDRA - La vaccinazione della mamma durante la gravidanza è in grado di proteggere il nascituro da Covid-19 nei primi mesi di vita, riducendo il rischio di ricovero fino all'80%. L'efficacia della vaccinazione è inoltre più alta se effettuata nell'ultimo trimestre di gravidanza. Una nuova conferma arriva da uno studio coordinato dall'University of Toronto e pubblicato sul British Medical Journal.

«L'immunità passiva per i neonati attraverso il trasferimento di anticorpi materni dopo la vaccinazione in gravidanza è ben consolidata per prevenire infezioni come la pertosse, il tetano e l'influenza», scrivono i ricercatori che, nello studio, hanno preso in considerazione quasi 9mila bambini con meno di sei mesi nati tra maggio 2021 e marzo 2022, periodo in cui hanno circolato sia la variante Delta sia la Omicron.

I ricercatori hanno scoperto che, nel periodo di circolazione di Delta, due dosi di vaccino erano in grado di conferire al bambino una protezione dall'infezione del 95% e del 97% contro il ricovero; durante il periodo Omicron la protezione scendeva rispettivamente al 45% e al 53%. Tuttavia, la somministrazione della terza dose riportava l'efficacia al 73% contro l'infezione e all'80% contro il ricovero. L'effetto protettivo, tuttavia, tendeva a scendere nel tempo: con due dosi l'efficacia contro l'infezione era del 57% nelle prime otto settimane, per scendere al 40% dopo 16.

Lo studio conferma l'efficacia della strategia dell'immunizzazione passiva, «tuttavia, nel panorama in rapida evoluzione di SarsCoV2, anche conclusioni solide non possono fornire risposte definitive», sottolinea un editoriale pubblicato a corredo dello studio. Il principale problema riguarda le varianti: quelle circolanti quando è stato realizzato lo studio «sono state parzialmente sostituite da ceppi più evasivi, come BQ.1, BQ.1.1, BF.7, XBB e XBB.1. Non è chiaro se l'efficacia del vaccino riportata in questo e negli studi precedenti sia ancora valida per questi ceppi».

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