È morto Dick Cheney

L'ex vicepresidente Usa con Bush jr. aveva 84 anni
WASHINGTON - Addio a Dick Cheney: il Darth Vader della politica americana che, da vicepresidente di George W. Bush, fu l'architetto della guerra del Golfo, è morto a 84 anni per una polmonite complicata dai problemi di cuore che lo avevano perseguitato per tutta la vita, dai cinque infarti tra 1978 e 2010 al quadruplo bypass del 2001 e il trapianto di cuore del 2012 dopo 20 mesi in lista d'attesa.
Nel silenzio finora del presidente in carica Donald Trump, a cui lui nel 2024 preferì la rivale democratica Kamala Harris, la Casa Bianca ha abbassato le bandiere a mezz'asta. La sua scomparsa è «una perdita per il Paese», ha detto Bush che, dal 2001 al 2009, lo aveva avuto accanto, nel bene e nel male, a un battito di cuore dalla presidenza.
Un "falco" in politica cresciuto nell'ideologia neo-con, forte di una carriera che aveva incluso un decennio a Capitol Hill e ruoli di capo di gabinetto di Gerald Ford e ministro della difesa di George H.W. Bush, Cheney usò il suo ruolo di stratega capo del meno esperto di George W. per approvare, dopo le stragi dell'11 settembre, l'uso di torture come il "waterboarding" nella lotta al terrorismo.
Usando nel 2003 la "bufala" delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, dopo la prima azione militare contro al-Qaida in Afghanistan, Cheney spinse gli USA alla disastrosa invasione dell'Iraq tra sospetti di conflitto di interesse legati al suo lavoro come CEO del colosso petrolifero Halliburton.
La sua fu di fatto una co-presidenza, come si disse allora, grazie alla quale Cheney si guadagnò la fama di operatore senza scrupoli nell'allargamento dell'agenda e dei poteri presidenziali.
Nato in Nebraska ma cresciuto in politica tra i cowboy del Wyoming, Cheney è stato un repubblicano di ferro, paragonato spesso dai suoi avversari al "cattivo" di Guerre Stellari. Negli ultimi anni però era diventato un duro critico della svolta "MAGA ("Make America Great Again") del partito: alle ultime elezioni, al pari della figlia Liz che aveva addirittura fatto campagna con lei, aveva votato per la Harris contro Trump «in nome della difesa della Costituzione».
Cheney preferiva il dietro le quinte alle luci della ribalta, «abilissimo ad accumulare potere e a esercitarlo», come disse di lui, riflettendo su decenni di amicizia e rivalità, l'ex segretario di Stato e segretario al Tesoro James Baker, ultimo sopravvissuto della vecchia guardia repubblicana.
Capace uomo d'apparato, Cheney fu il Machiavelli delle principali iniziative del presidente Bush, tra cui il rafforzamento dei poteri presidenziali che a suo avviso erano stati ingiustificatamente limitati dal Congresso e dai giudici dopo la guerra del Vietnam e il Watergate: in questo Cheney aprì la strada alla "Casa Bianca imperiale" con cui Trump sta stravolgendo le regole della democrazia in America.
Questo fino all'assalto al Capitol: intervenendo a difesa della figlia Liz, allora deputata, Cheney parlò con forza contro gli abusi del potere presidenziale da parte di Trump: «In 246 anni di storia della nazione, non c'è mai stata una minaccia più grande per la nostra repubblica di Donald Trump», aveva detto in uno spot elettorale, aggiungendo che «è un codardo».





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