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GUERRA IN UCRAINA

E se la Cina...

Se Pechino dovesse "iniettare" armi nei muscoli dell'esercito russo cosa potrebbe accadere sul campo di battaglia? Il punto
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E se la Cina...
Se Pechino dovesse "iniettare" armi nei muscoli dell'esercito russo cosa potrebbe accadere sul campo di battaglia? Il punto
Se esiste un pulsante per spegnere la guerra in Ucraina, è quasi certamente nelle mani di Pechino. È infatti nell'amicizia "di ferro" tra Cina e Russia che quest'ultima ripone la sua migliore "polizza" per continuare a ossigenare i musc...

Se esiste un pulsante per spegnere la guerra in Ucraina, è quasi certamente nelle mani di Pechino. È infatti nell'amicizia "di ferro" tra Cina e Russia che quest'ultima ripone la sua migliore "polizza" per continuare a ossigenare i muscoli che da ormai un anno sono impegnati nella cosiddetta "Operazione militare speciale".

Si parla ovviamente, finora almeno, soprattutto di soldoni. Quelli che l'Occidente, a colpi di pacchetti di sanzioni, ha tagliato negli ultimi dodici mesi. Perché il Dragone, lo ricordiamo, ha finora sostenuto Mosca soprattutto nelle sue casse - acquistando con lo sconto gli idrocarburi russi - e nella sua "anima". Un vento a favore di rubli e retorica, spesso contraddittorio, impermeabile alle critiche occidentali. «Il principio seguito dalla Cina sulla questione ucraina è, molto semplicemente, la promozione di negoziati di pace», ha affermato ieri il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Webin, aggiungendo che «sono gli Stati Uniti che continuano a inviare armi sul campo di battaglia, non la Cina». Ma cosa potrebbe accadere se questo dovesse cambiare in un prossimo futuro?

Andiamo con ordine. Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, a margine del vertice sulla sicurezza di Monaco di domenica, ha parlato di «preoccupazioni» in crescita in merito a un possibile supporto "letale" a favore della Russia da parte di Pechino. «Ci saranno conseguenze», inevitabilmente. Questo avveniva ventiquattro ore dopo un colloquio tra lui e il numero uno della diplomazia cinese, Wang Yi. Gli Stati Uniti sono infatti convinti - la voce è anche in questo caso quella di Blinken - che la Cina, dietro l'apparente aplomb delle sue parole, stia realmente soppesando la possibilità di fornire all'Orso armi da impiegare sul campo in Ucraina. Se si tratti di semplici munizioni o sistemi ben più avanzati, le veline dell'intelligence a stelle e strisce per ora non sanno dirlo.

Un orizzonte che si allontana?
Se così dovesse essere però, l'orizzonte del conflitto - invero già difficile da scrutare ora - andrebbe con ogni probabilità ad allontanarsi ulteriormente nel tempo. E si andrebbe a configurare a tutti gli effetti uno scenario da cosiddetta "proxy war"; una guerra per procura. Non sorprende quindi che, con questa eco sullo sfondo e il discorso di Vladimir Putin di oggi, il presidente statunitense Joe Biden abbia deciso di improvvisare ieri la sua visita a Kiev. Nella settimana che segna un anno dall'inizio dell'invasione russa. E nelle sue parole trova corpo la migliore delle polizze su cui Kiev può contare in questa fase: «Il presidente Zelensky e tutti gli ucraini ricordano ogni giorno a tutto il mondo cosa sia il coraggio. Ci ricordano che la libertà non ha prezzo. Che vale la pena lottare per lei. Per tutto il tempo che servirà». 

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