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LECCO: E’ morto Casimiro Ferrari, il mito dell’alpinismo

Il leggendario “Ragno” di Lecco aveva 61 anni ed è stato stroncato da un male incurabile
LECCO: E’ morto Casimiro Ferrari, il mito dell’alpinismo
Il leggendario “Ragno” di Lecco aveva 61 anni ed è stato stroncato da un male incurabile
LECCO. Grave lutto nel mondo dell’alpinismo: è morto questa notte all’ospedale di Lecco Casimiro Ferrari, 61 anni, scalatore che ha legato il proprio nome a mille imprese realizzate in Sudamerica. Ferrari alcune settimane fa era stato colto da ...
LECCO.

Grave lutto nel mondo dell’alpinismo: è morto questa notte all’ospedale di Lecco Casimiro Ferrari, 61 anni, scalatore che ha legato il proprio nome a mille imprese realizzate in Sudamerica. Ferrari alcune settimane fa era stato colto da un grave malore mentre si trovava nel proprio ranch male nella sua “Estancia Punta del Lago”, una località della Patagonia sempre isolata dalla neve, ed era stato inizialmente trasferito all’Ospedale di Rio Gallegos in osservazione in Patagonia. Il mitico alpinista è deceduto in seguito ad un male incurabile. Il suo nome sarà per sempre legato al gruppo “Ragni di Lecco” e alla Patagonia di cui veniva definito il re. Dopo aver violato le sue cime più importanti si era trasferito in quel territorio dove aveva aperto un’azienda. Ferrari era grande amico di don Juan Corti, il missionario lecchese che da 50 anni opera a Comodoro Rivadavia in una scuola da lui fondata. Ogni volta che una spedizione alpinistica si recava in Argentina erano mete obbligate le visite al grande Ferrari e a don Juan, a sua volta grande appassionato di montagna. Commozione e dolore sono stati espressi questa mattina dai vertici dei Ragni di Lecco. Casimiro Ferrari negli anni ‘70 e ‘80 insieme ad un altro grande dell’alpinismo lecchese, Carlo Mauri, firmò imprese difficilissime che permisero di violare numerose cime dell’America latina. Da qualche anno aveva abbandonato l’Italia per trasferirsi sulle rive del lago Viedma, con una stupenda vista sul Fitz Roy andino. Fra le sue spettacolari imprese, la conquista dello stesso Fitz Roy e del Cerro Torre e, ultima, la scalata dell’Aguja bifida, sempre in Patagonia, lungo l'inviolato spigolo est-sud-est. Il giorno del suo malore, a metà luglio, per poterlo recuperare e portarlo in ospedale era dovuto intervenire un elicottero in quanto in quella zona non vi era alcuna possibilità di raggiungere la “Estancia” via terra proprio a causa delle abbondanti nevicate. Molte le difficoltà incontrate anche con il velivolo tanto che i soccorritori per cinque volte avevano tentato di atterrare ma il vortice d’aria creato dalle eliche, una volta quasi toccato terra, avevano sempre sollevato polveroni di neve facendo perdere al pilota, il Tenente Carlo Wenderburg, la cognizione degli spazi. A questo punto era stata calata dall’alto una equipe che con il verricello ha provveduto a caricare sul velivolo Ferrari, privo di sensi, e a portarlo prima all’ospedale di El Calafate, poi trasferito a Rio Gallegos.

di Bob Decker

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