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LECCO: Omicidio Rusconi, rispunta il nome del pentito Parisi

Già “collaboratore” nelle indagini sullo “sbudellamento di Olgiate Comasco, dal carcere di Bergamo racconta la sua verità sul delitto avvenuto a Calolziocorte la sera del 16 agosto ’98. Per quell’assassinio vi sono 3 indagati
LECCO: Omicidio Rusconi, rispunta il nome del pentito Parisi
Già “collaboratore” nelle indagini sullo “sbudellamento di Olgiate Comasco, dal carcere di Bergamo racconta la sua verità sul delitto avvenuto a Calolziocorte la sera del 16 agosto ’98. Per quell’assassinio vi sono 3 indagati
CALOLZIOCORTE – Un nome che si lega da anni a doppio filo con la criminalità quello che potrebbe far emergere dopo quasi 4 anni la verità sull’omicidio di Agostino Rusconi avvenuto la sera di lunedì 16 agosto ’98 in località Lave...
CALOLZIOCORTE –Un nome che si lega da anni a doppio filo con la criminalità quello che potrebbe far emergere dopo quasi 4 anni la verità sull’omicidio di Agostino Rusconi avvenuto la sera di lunedì 16 agosto ’98 in località Lavello di Calolziocorte. Un personaggio il cui nome si lega anche al tentato omicidio di Franco Greco, l’olginatese sbudellato ad Olgiate Comasco e che ha portato anche grazie alle dichiarazioni del pentito in questione alla condanna dei presunti autori dell’efferato episodio di sangue e i cui difensori ora sperano in una revisione del processo proprio grazie ad altre dichiarazioni rese dallo stesso personaggio. Antonino Parisi, 43 anni, già residente in via Barozzi a Olginate (Lecco) e in via don Paolo Sala a Valgreghentino, un personaggio passato al mondo del pentitismo e le cui confidenze, per esperienza, vanno sempre prese con le molle. Dalla fervida fantasia, lo si ricorderà in anni passati quando riuscì a mettere nelle grane anche un Maresciallo dei Carabinieri indicandolo come suo complice nell’ordire una macchinazione ai danni di due fratelli carrozzieri di Olginate rei di aver fatto, almeno uno di loro, gli occhi da “pesce fesso” ad una delle sue donne: macchinazione vera, coinvolgimento del Sottufficiale risultato falso. I due finirono a processo, ma anche assolti, per traffico di droga: nella loro auto parcheggiata al Gaggio di Malgrate furono rinvenuti due chili di cocaina fatti nascondere da Parisi, lo stesso che ebbe la forza di mettere d’accordo moglie e amante nel farlo fuggire dal carcere di Pescarenico e con le quali venne arrestato poche ore dopo in un cascinale a Colle Brianza. Ed eccolo ora rispuntare: dal carcere di via Gleno a Bergamo dove si trova rinchiuso da qualche tempo, ha voluto parlare con il Sostituto Carmen Pugliese della Procura orobica per dire “quanto sa” sull’omicidio del suo amico Agostino Rusconi freddato a colpi di spranga da cantiere nel cantiere edile di via De Gasperi a Calolziocorte. Il collaboratore di giustizia al P.M. avrebbe raccontato di conoscere chi ha ammazzato Rusconi e le sue dichiarazioni al momento sembrano essere ritenute attendibili dagli investigatori che da tempo comunque sono in possesso di elementi probatori che già hanno portato all’iscrizione sul registro degli indagati i lecchesi Maurizio Agrati di Airuno e V.F. di Valgregnetino. Un terzo è indagato per favoreggiamento. I due principali indagati, sono pure loro comparsi nel tentato omicidio di Franco Greco. Il primo come mandante cui il Tribunale di Como aveva riservato in Primo Grado la condanna più pesante. Entrambi ritenuti elementi di spicco della malavita organizzata (o meglio riorganizzata) a Lecco nel dopo Coco sono ritenuti, alla testa di una banda organizzata per gestire un giro di prostituzione e droga. Agrati sospettato sin dall’inizio di essere coinvolto nell’omicidio, negli atti di inchiesta risulta una telefonata con il suo cellulare fatta a Rusconi, aveva fornito un alibi di ferro. Rusconi fu colpito alla nuca sorpreso alle spalle con una piastra in ferro verosimilmente mentre stava litigando con almeno tre persone nel tratto di prato tra la vecchia cascina e il recinto del pollaio-canile dove venne trovato il cadavere. Poi altri tre colpi violentissimi alla testa tali da provocare nel terreno un avvallamento con la forma del cranio fracassato della vittima. Tra i sospetti che lo si volesse mettere a tacere nel timore che potesse far saltar fuori un traffico di droga con degli albanesi da poco insediatisi in zona.

di Bob Decker

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