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Cristiano De André: "Ero perso nella droga"

Il cantautore, figlio del grande Faber ha raccontato la sua dipendenza dall’eroina, tema centrale del brano "Invisibili" che canterà a Sanremo
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Cristiano De André: "Ero perso nella droga"
Il cantautore, figlio del grande Faber ha raccontato la sua dipendenza dall’eroina, tema centrale del brano "Invisibili" che canterà a Sanremo
GENOVA - Per tanti anni Cristiano De André è stato «un invisibile». La prossima settimana il cantautore genovese, figlio del chansonnier italiano per eccellenza, Faber, parteciperà nella categoria big al Festival...

GENOVA - Per tanti anni Cristiano De André è stato «un invisibile». La prossima settimana il cantautore genovese, figlio del chansonnier italiano per eccellenza, Faber, parteciperà nella categoria big al Festival di Sanremo presentando due brani, uno dei quali intitolato «Invisibili».

Una canzone che, come dice Cristiano, «non c'entra niente con suo padre», ma parla della sua generazione che si è persa nella droga per fuggire da «genitori lontani, che non capivano e non volevano vedere. Nella Genova dei miei vent’anni l’eroina era in ogni piazza. Era un’Italia clerico-fascista che non voleva cambiare, dalla quale noi volevamo solo scappare, anche magari nella droga. Questa canzone è per un mio amico che come tanti di noi non ce l’ha fatta. Eravamo gli invisibili», ha spiegato il cantautore intervistato da La Stampa.it.

Fortunatamente però De André ha trovato nella passione per la musica un appiglio a cui aggrapparsi e col quale riscattarsi dall'eterno confronto col padre, un vero gigante della musica italiana. «Mi ha salvato una passione, la musica, mi sono iscritto al Conservatorio, me ne sono andato da Genova a 21 anni. Mi sono salvato non perché mi chiamo De André ma perché sentivo dentro di essere un artista. Dimostrarlo a mio padre, che non ci credeva, è stata la più grande soddisfazione della mia vita. Quando mi ha preso in tournée con lui è cambiato il nostro rapporto: siamo diventati colleghi, mi rispettava, avremmo scritto insieme qualcosa di bello».

A 51 anni, De Andrè è un uomo nostalgico che rimpiange gli anni Settanta, la bellezza di un mondo ancora tutto da scoprire come racconta nella seconda canzone in scena la Festival, «Il cielo è vuoto. Oggi siamo tornati a pensare che i soldi facciano la felicità, e il cielo è ridiventato vuoto perché non siamo capaci di colorarlo. La risposta è ripescare l’anima rimasta nella discarica degli anni Settanta, la bellezza, uno sguardo che dobbiamo riconquistare. È l’unica salvezza possibile».  

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