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Venti secondi per scartare un cv: qualche consiglio per far colpo

Sì a foto e hobby, no a uno stesso modello per tutti. In Ticino si fanno ancora errori grossolani: dimenticare le informazioni di contatto, inviare file che non si aprono
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Venti secondi per scartare un cv: qualche consiglio per far colpo
Sì a foto e hobby, no a uno stesso modello per tutti. In Ticino si fanno ancora errori grossolani: dimenticare le informazioni di contatto, inviare file che non si aprono
LUGANO- Guai a dimenticarsi le informazioni essenziali: che non sono le esperienze trascorse o la data di nascita, ma più banalmente quelle di contatto. Il numero di telefono, l'indirizzo mail cui essere reperiti: sembra incredibile, ma s...

LUGANO- Guai a dimenticarsi le informazioni essenziali: che non sono le esperienze trascorse o la data di nascita, ma più banalmente quelle di contatto. Il numero di telefono, l'indirizzo mail cui essere reperiti: sembra incredibile, ma sul curriculum c'è chi li dimentica. «È la prima cosa che un selezionatore nota», assicura Claudia Vascon, professione responsabile risorse umane, che ha tenuto un workshop al Campus di Lugano per spiegare come scrivere "un cv efficace".

A ogni azienda il suo curriculum - Prima regola: mai scordarsi che il curriculum vitae è il biglietto da visita di chi uno ancora non ce l'ha. Il che non significa necessariamente debba essere uno e uno soltanto. Al contrario: va adattato ogni volta alle circostanze, affinché si mettano meglio in luce «le competenze e le esperienze rilevanti per la posizione in ricerca. Quando ci si candida presso un'azienda, è consigliabile aver raccolto informazioni sulla stessa, per essere più efficaci e per scongiurare equivoci». Talora perfino grossolani: anche questo, dice senza entrare nel dettaglio di casi imbarazzanti, accade. 

L'ordine non conta, purché ci sia coerenza - Tre aggettivi per un bel curriculum: «Chiaro, conciso, preciso». Mai dilungarsi troppo: non serve a presentarsi meglio, ma in un certo senso a rubare tempo a chi non ne ha abbastanza a disposizione. «Gli esperti evidenziano che i selezionatori dedicano circa venti secondi per la prima lettura del cv». Consigliabile dunque andare subito al sodo, rendere facilmente individuabili le informazioni rilevanti. Esperienze più recenti in testa? «Non c'è una regola vera in assoluto. È molto soggettivo, qualcuno potrebbe preferire l'ordine cronologico inverso. La cosa che conta è che ci sia coerenza».

Ok il formato europeo, ma non solo - Modelli standard o più originali? «Non credo esista il modello perfetto. Meglio non essere né troppo creativi, né troppo standard, ma cercare comunque di differenziarsi, per risaltare sugli altri. Se poi ci si propone a una ditta dove la creatività conta, va da sé». Formato europeo? «A mio avviso è più determinante il contenuto della forma. Ricordatevi di inviare un file di facile apertura».

Funziona anche la carta, meglio il database - Supporto informatico o va bene anche il cartaceo? «Il canale di invio è poco rilevante. Si ricevono candidature via posta, via mail, nella sezione "Lavora con noi". Ad ogni modo le aziende prediligono le candidature inviate tramite sito aziendale: evita l'inserimento manuale nel sistema».

Per il futuro, il consenso al trattamento dei dati - E quando si viene scartati, che succede? Il curriculum viene archiviato, per essere riconsultato in futuro, o deve essere spedito ogni volta in cui si apre un'altra posizione nello stesso gruppo? Anche qui c'è qualcosa da non dimenticare: il consenso al trattamento dei dati personali. «Se c'è, il cv viene archiviato al fine di consultarlo nuovamente a seguito di posizioni maggiormente in linea. Altrimenti, lo si restituisce al mittente con una lettera di declino». 

Attenti a Facebook, purtroppo - Foto? «Sì. Non tanto per lo screening in sé, quanto per l’eventuale colloquio. È utile all’intervistatore, per ricordare visivamente il candidato anche dopo averlo incontrato. Meglio una foto  professionale, stile foto tessera. Niente pose strane, atteggiamenti ammiccanti o volti ritagliati da uno scatto di matrimonio». Hobby? «Perché no. Possono fornire informazioni aggiuntive sulle soft skills». Facebook? «A mio avviso fa parte della sfera privata. Difficilmente verifico a priori anche le referenze. Il motivo? Non avere pregiudizi». 

Scrivere male chiude le porte? Non sempre - Poi capita anche di sparigliare completamente le carte. E che un curriculum "poco attraente" apra improvvisamente le porte all'assunzione. Tutto sta a quanto si sia profili rari sul mercato. «Quanto più il profilo è difficile da reperire sul mercato, tanto più la forma diventa secondaria». Merito di una lettera di accompagnamento che salva? «Di norma dovrebbe essere un buon riassunto, che spinge a consultare il cv spiegando le ragioni per cui ci si candida. Io probabilmente sono una reclutatrice anomala, la leggo per ultima»

Nessuna fretta, "perdete" del tempo - A tirar le somme, il "pezzo di carta" con cui descriversi al mondo dunque è tutt'altro che una premessa trascurabile. Sembra banale da dire, ma «alla scrittura del cv va dedicata attenzione. Va dedicato del tempo. Attenzione all’ortografia. Il cv dovrebbe riuscire a far passare il messaggio "Voglio lavorare proprio con voi"». 

Arriva il colloquio: e anche l'azienda è in gioco - Si arriva così al colloquio: a quel punto, quanto è già deciso e quanto è ancora in gioco? «Il colloquio è un momento di conoscenza approfondita utile a entrambe le parti, in cui comprendere che cosa effettivamente il candidato sa fare o andrà a fare e focalizzarsi anche sul suo potenziale. Spesso emergono competenze trasversali, non strettamente legate all'ambito per cui ci si candida, ma spendibili anche in questo». Un momento di verifica anche per il candidato, che può capire d'un tratto di non essere portato o, piuttosto, di non ambire più a quello che, fino a qualche minuto prima, era convinto di volere.

E se non siete capaci, ditelo - In tal caso, è pregio essere chiari subito o al più presto. «Mi è capitato di ricevere telefonate di ripensamento il mattino stesso di quel giorno che doveva essere il primo di lavoro, per un neo-assunto che nel frattempo ci aveva ripensato. Oggi l'approccio è diverso. Non si pensa più al posto per sempre, si è più predisposti alla mobilità, più adattabili e veloci al cambiamento. È lo stesso mondo del lavoro a chiederlo». Una buona prassi, professionale e umana, però non cambierà mai. «Non bisogna mentire. Prima o poi la realtà ti smentisce. E tu ti sei precluso anche possibilità future».

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