Emme Suisse, la testimonianza di un lavoratore pagato 9 euro all'ora. Locatelli (OCST): "Schifo e disgusto per questi pseudoimprenditori"
LUGANO - "Con Emme Suisse ci ritroviamo davanti a un caso emblematico, di come nel mondo del lavoro si stia assistendo a un degrado generale". Ha esordito così Meinrado Robbiani nella conferenza stampa che si è tenuta oggi alla sede dell'OCST di Lugano. Il sindacalista dell'OCST, Paolo Locatelli, ha illustrato il caso della Emme Suisse Sa, società attiva nel ramo della posa di infissi, finita nel mirino della magistratura per aver fatto figurare, in modo sistematico, una durata del lavoro per i propri dipendenti nettamente inferiore a quella effettiva per mascherare delle retribuzioni "vergognosamente basse".
Il caso è emerso in primavera, quasi per caso. "Alcuni lavoratori si sono avvicinati a me per chiedermi delle informazioni riguardanti il funzionamento del conteggio delle paghe", ha raccontato Paolo Locatelli, che ha spiegato il "modus-operandi" di Emme Suisse di Lugano. Una ditta che lavorava in subappalto con punte di 35 lavoratori, la maggior parte frontalieri. "Lavoratori consapevoli di essere sottopagati. Emme Suisse quindi ha approfittato dello stato di bisogno di queste persone".
Ma grazie al grande coraggio e alla ribellione di 7 lavoratori, lo stratagemma adottato è stato smascherato.
I salari orari erano notificati a 27,50 franchi per rispettare il contratto collettivo e permettere al lavoratore di ricevere il permesso di lavoro, ma sul contratto dell'operaio figuravano soltanto 22 franchi lordi. (vedi documento 2) Ma non solo.
Il meccanismo - Locatelli ha portato l'esempio di un lavoratore, attraverso la presentazione di documenti e conteggi paga. Nel conteggio dello stipendio del lavoratore figuravano 94,50 ore lavorative, ma in realtà quelle effettive superavano le 270. "Il dipendente addirittura aveva lavorato per 11 giorni di fila, accumulando solo in quel periodo ben piu delle 94,50 ore che figuravano nel conteggio." Il lavoratore percepiva in realtà un salario di 9 euro orari. "Ed era uno dei piu pagati" - ha precisato Locatelli.
61mila franchi in più - In 13 mesi di lavoro, avrebbe dovuto prendere 61mila franchi in più, rispetto a quanto gli è stato corrisposto. "In un anno di lavoro la ditta ha sottratto a un singolo lavoratore tutti questi soldi. Facile vincere la concorrenza così", ha detto con sarcasmo Locatelli.
"CCL unico strumento" - "Sono schifato e disgustato dall'esistenza di questi pseudoimprenditori. Si appropriano della denominazione "Suisse" e vengono sul nostro territorio esclusivamente per arricchirsi a tutti i costi. Ed è incredibile come riescano ad infiltrarsi anche nei cantieri più importanti come quello del PostParc a Berna, (appalto generale, tipo LAC) sottopagando i dipendenti", ha continuato Locatelli. L'unico strumento difensivo per i lavoratori è il contratto collettivo. "Siamo in un Cantone dove i CCL vengono messi in discussione, ma abbandonarli e rifiutarli vorrebbe dire fare autolesionismo".
"Questo arresto è sintomatico del fenomeno che si sta diffondendo in questo cantone", ha continuato Meinrado Robbiani, che ha sottolineato come la concorrenza sleale danneggi le aziende che operano in modo onesto. "Bisogna migliorare la vigilanza e produrre gli anticorpi per fermare questo fenomeno."
La testimonianza - "Eravamo costretti a lavorare a Berna su ponteggi fatiscenti, a -10 gradi e sotto la neve", ha raccontato un operaio della Emme SA, che ha iniziato a lavorare per la ditta di via Sorengo nel luglio del 2014. "Ho firmato il contratto a Milano. Poi mi sono accorto che qualcosa non andava nella busta paga".
"Ne troviamo altri mille" - "Se non ti va bene questa paga te ne puoi andare ne troviamo altri 1000 al tuo posto". Questo dicevano i capi agli operai. "Partivamo alle 4 del mattino per arrivare a Berna alle 8 e mezza e cominciare a lavorare".
"A Berna 6 giorni con il permesso G" - "Anche se non era permesso, restavamo a Berna 6 giorni di fila. La Svizzera è stata sempre vista benissimo in Italia. Quando sono arrivato qua mi hanno detto che qui non era piu' come una volta, ti rendi conto che la realtà qui è ben diversa da quella che ti raccontano".
Gli operai hanno paura di perdere tutto e non parlano. "Il problema è che tanti lavoratori nelle mie condizioni preferiscono tacere, subire e portarsi a casa 3.000 euro". Beffa nella beffa. Essendo un frontaliere residente oltre la fascia di confine dei 25 chilometri è sottoposto al pagamento delle imposte in Italia. Costretto a pagare l'Irpef sui 27,50 franchi all'ora e non sui 9 euro che realmente percepiva.
Confermato il fermo - Infine, per la cronaca, il giudice ha confermato il fermo di Maurizio Marchi fino al 14 febbraio del 2016, mentre il vice-presidente è stato rilasciato ieri.
Il direttore è accusato di usura per mestiere, falsità in documenti, inganno alle autorità per la violazione della legge sugli stranieri.
In Ticino per fare fortuna - Locatelli ha raccontato che Marchi, davanti al magistrato, ha dichiarato che in Italia, visti i debiti di 600mila euro, ha dovuto liquidare la sua azienda di Meda e ha deciso quindi di "andare a fare fortuna in Ticino".