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LUGANOI segreti dell’avvocato che crea ditte senza capitale e senza futuro

19.11.14 - 07:11
Anticipava i 100.000 franchi per dare il via alle società anonime, poi li riprendeva subito. Il ‘grande benefattore’ ora è indagato per una lunga serie di reati
I segreti dell’avvocato che crea ditte senza capitale e senza futuro
Anticipava i 100.000 franchi per dare il via alle società anonime, poi li riprendeva subito. Il ‘grande benefattore’ ora è indagato per una lunga serie di reati

LUGANO - Avrebbe creato una lunga serie di scatole vuote, aziende senza capitale e senza futuro. L’avvocato 73enne luganese, finito di recente sotto la lente del Ministero pubblico, era solito mettere a disposizione ad aspiranti imprenditori i canonici 100.000 franchi per fare partire una società anonima. Dopo la firma del notaio, svuotava le casse e prestava ad altri la stessa cifra per consentire anche a loro di avviare una nuova attività. E così via. L’uomo era visto come un ‘grande benefattore’. Oggi è accusato di diversi reati: dalla falsificazione di documenti all’amministrazione infedele.    

L’isola dei sogni - Sarebbero circa 200 le società legate in un modo o nell’altro all’avvocato luganese. In molte il 73enne ricoprirebbe o avrebbe ricoperto il ruolo di amministratore unico. Nel corso della sua ‘carriera’ il legale è stato amministratore unico anche di un’immobiliare proprietaria dell’isola di Budelli, in Sardegna. All’inizio degli anni 2000 il ticinese era finito sulla stampa svizzera e internazionale per la tentata vendita dell’isola. Operazione in realtà impossibile dal momento che l’incantevole fazzoletto di terra situato nell’arcipelago della Maddalena era un bene protetto.

Amministrazione infedele e falso in documenti - Oggi si torna a parlare di quest’uomo misterioso e dei suoi strani affari. Su di lui grava l’accusa di amministrazione infedele, dovuta al fatto di togliere dalle casse di una società quei beni messi a disposizione come capitale sociale, utilizzandoli per altri scopi. E poi c’è la falsità in documenti. Per costituire una società anonima serve, per forza, la firma di un notaio. E se il notaio firma, significa che in un modo o nell’altro è stato indotto a credere che la società sia realmente in possesso del capitale di base.   

Fenomeno pericoloso - Il presunto ‘modus operandi’ del 73enne luganese, oltre a essere fuori legge, è molto pericoloso per l’economia ticinese. Lo spiega bene Paolo Bernasconi, avvocato ed ex procuratore pubblico. “È dannoso soprattutto per i terzi, per i creditori. Chiunque entri in contatti d’affari con una società anonima vorrebbe avere le garanzie che questa si trova in salute. Se sul registro di commercio figura che l’azienda ha un capitale sociale di 100.000 franchi, uno si fida, dando per scontato che questi soldi ci sono. Quei 100.000 franchi di partenza non andrebbero mai toccati. Servono per proteggere dipendenti e creditori”.

Rischio fallimento - Bernasconi fa un esempio pratico: “Immaginatevi un fornitore di computer. Vende 20.000 franchi di merce a una di queste aziende ‘fasulle’, senza capitale. Questo fornitore non sarà mai pagato. È un sistema che crea debiti a non finire. E inevitabilmente anche fallimenti. Perché una società anonima senza soldi in cassa di solito non va lontano. Diverse persone rischiano di perdere tanti soldi”.  

Trucchi del mestiere - Chi ha avuto a che fare con l’avvocato sotto accusa lo dipinge come un personaggio che conosce un’infinità di trucchi e che avrebbe più di una conoscenza altolocata. Difficile, però, stabilire con certezza dove stesse il suo reale guadagno in tutte queste operazioni. Ma non va dimenticato che già il fatto di diventare amministratore unico di una società garantisce privilegi finanziari non indifferenti. “Una cosa è certa - riprende Bernasconi -. In Ticino i fallimenti societari sono già troppi di per sé. Evitiamo, dunque, almeno quelli dovuti a questi stratagemmi. Fino agli anni ‘70 simili sotterfugi erano piuttosto diffusi. Fu il giudice Gastone Luvini ad annunciare pubblicamente per la prima volta che questo modo di fare sarebbe stato punito. Da allora il fenomeno sembrava rientrato nei ranghi”. Sembrava, appunto. 

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