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"Mio padre faceva il palo, e io dipingevo"

Quelli che preferiscono il fascino dell'illegalità e quelli che invece lo fanno alla luce del sole. Chi l'ha detto che un architetto non possa essere un graffitaro? Oggi a Castellinaria "La tua casa è la mia città"
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"Mio padre faceva il palo, e io dipingevo"
Quelli che preferiscono il fascino dell'illegalità e quelli che invece lo fanno alla luce del sole. Chi l'ha detto che un architetto non possa essere un graffitaro? Oggi a Castellinaria "La tua casa è la mia città"
LUGANO - Oggi ha venticinque anni e dal 1998, momento in cui ne aveva undici, non ha mai abbandonato il suo set di bombolette spray: “Quando ero un ragazzino mio padre faceva il palo e io dipingevo…”, ci dice con un filo di...

LUGANO - Oggi ha venticinque anni e dal 1998, momento in cui ne aveva undici, non ha mai abbandonato il suo set di bombolette spray: “Quando ero un ragazzino mio padre faceva il palo e io dipingevo…”, ci dice con un filo di malinconia. Non possiamo e non vogliamo rivelare la sua identità, andrebbe nelle grane: già perché lui, a differenza di Kenzo 144, opera ancora nell’illegalità: “La paura di avere la polizia alle calcagna ti dà adrenalina – ci spiega – Per ora non riuscirei a smettere di avere questa sensazione, perciò non potrei dedicarmi soltanto ai graffiti legali…”.

 “Certo, so benissimo che con l’arresto la mia vita potrebbe cambiare drasticamente – continua – ma voglio ancora rischiare... Con ogni probabilità, quando avrò una famiglia  le cose cambieranno… Ma adesso è ancora troppo presto…”. “A me è andata sempre bene – ci confessa – Due amici, invece, sorpresi all’opera dalle forze dell’ordine nel 2006, dopo essere stati presi a calci e pugni da quattro agenti, sono finiti dritti dritti in ospedale…”

Dall’altra parte della barricata con Kenzo 144: "Io archietto con la passione dei graffiti"

Il film “La tua casa è la mia città” di Andrea Pellerani (oggi a Castellinaria alle 17:00) ruota attorno a lui, a Sandro, che ha espresso la sua arte sempre nell’illegalità, ma che da qualche tempo si è spinto dall’altra parte della barricata: una decisione, una riflessione la sua, maturata dopo il periodo di detenzione e dopo essere venuto a conoscenza della stima dei “suoi danni” (se così li vogliamo chiamare), che si aggira attorno ai 300mila franchi. “Grazie alla realizzazione del documentario – afferma Sandro – ho potuto ragionare sulle mie azioni, come pure sulle  motivazioni che mi hanno stimolato ad agire nell’illegalità: ho avuto modo di capire che, per quanto mi riguarda, non vale più la pena dipingere all’interno di quel contesto… Ora ho iniziato un nuovo ciclo della mia esistenza…”. “Il writing è stato un modo per sentirmi o vedermi vivo – ricorda – Muovermi nell’illegalità mi è sembrato, sbagliando, il modo più semplice per raggiungere un vasto pubblico…”.

“Evidentemente – puntualizza – il desiderio di apparire gioca un ruolo fondamentale: d’altra parte, ogni essere umano ha bisogno di mostrarsi, in particolare in una società come la nostra, basata sull’immagine…”. “Purtroppo c’è chi pensa che un writer non possa essere un economista, un medico o quant’altro – conclude – poiché è convinto che sia impossibile conciliare le due attività tanto distanti tra loro… Ma non è così… Nel mio caso, per esempio, il mondo del writing non è legato alla mia professione di architetto, anche se nel contempo credo che ci sia comunque un punto in comune: entrambe le discipline formalizzano delle riflessioni sullo spazio pubblico e sulla società…”.

Avete un muro che vorreste mettere a disposizione per dar sfogo alla creatività di uno sprayer per uno splendido graffito? Se sì, allora non vi resta altro che cliccare qui

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