Gli studenti sul caso Caruso: «Presi in giro dal Governo»

In una presa di posizione, il collettivo Scintilla Studentesca critica aspramente il Consiglio di Stato sul mancato dialogo: «Una mancanza di rispetto»
Studenti ed ex studenti del Centro Professionale Tecnico di Mendrisio, riuniti nel collettivo Scintilla Studentesca, sono tornati oggi a criticare il Consiglio di Stato per la gestione del Caso Caruso.
«Dopo oltre un anno di mobilitazione e richieste formali, il dialogo tra studenti e istituzioni si è tradotto in una risposta tardiva e automatica», si legge in una lunga presa di posizione, inviata alle redazioni, in cui il collettivo ripercorre la cronologia degli ultimi mesi.
Si va dall'invio di una e-mail formale all'Esecutivo (in data 26 agosto 2025) «sollevando interrogativi legittimi sul licenziamento del nostro docente e sul modo in cui la scuola e le istituzioni rispondono alle voci degli studenti» - lettera a cui, viene precisato «non riceviamo alcun riscontro», fino al 18 dicembre scorso quando, dopo aver evaso un'interrogazione parlamentare sul tema durante la sessione di Gran Consiglio, affermando di "aver riposto alla lettera", il Governo, all'indomani della chiusura dei lavori parlamentari, risponde al collettivo con «un messaggio automatico, non replicabile, che allega una lettera di rigetto».
«Ci sentiamo presi in giro»
«Al momento in cui il Consiglio di Stato dichiarava di aver risposto alla nostra lettera, noi studenti non avevamo ancora ricevuto alcuna risposta. La comunicazione è arrivata prima al Parlamento e solo successivamente a noi, dopo oltre tre mesi ed esclusivamente a seguito di una pressione mediatica e politica», scrivono i membri del collettivo.
Non solo. «Ci sentiamo inoltre presi in giro perché, nella risposta all’interrogazione parlamentare n. 196.25 del 15 ottobre 2025, il Consiglio di Stato afferma che la nostra lettera sarebbe stata inviata ai media prima ancora che all’interlocutore istituzionale. Questa affermazione non corrisponde ai fatti. La nostra lettera è stata inviata formalmente al Consiglio di Stato il 26 agosto 2025. Solo in seguito al protrarsi del silenzio istituzionale ci siamo rivolti ai media. La scelta di rendere pubblica la nostra posizione è stata quindi una conseguenza della mancata risposta, non la sua causa. A nostro avviso, lo scritto di evasione non risponde alle domande poste, ma si difende, sposta il piano e chiude il caso senza un reale confronto».
«Una mancanza di rispetto verso l'idea stessa di scuola pubblica»
«Non siamo indignati per il contenuto di un “no”, ma per il metodo. Dopo oltre un anno di impegno, richieste formali e disponibilità al confronto, il cosiddetto “dialogo” con gli studenti si è concretizzato in una risposta tardiva, automatica, scorretta e priva di qualsiasi confronto reale. Riteniamo tutto ciò una mancanza di rispetto non solo verso di noi, ma verso l’idea stessa di scuola pubblica e di educazione alla cittadinanza attiva», conclude il collettivo.



