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LUGANO

Quella soglia (maledetta) dei 35 anni

Miti da sfatare sul social freezing, la pratica di congelamento degli ovuli. L’esperta: «I tassi di riuscita variano tanto in base all’età della paziente».
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Quella soglia (maledetta) dei 35 anni
Miti da sfatare sul social freezing, la pratica di congelamento degli ovuli. L’esperta: «I tassi di riuscita variano tanto in base all’età della paziente».

LUGANO - «Passati i 35 anni, le chance di riuscita crollano». Marina Bellavia, dottoressa presso la clinica Next Fertility Procrea di Lugano e specialista in Ginecologia-Ostetricia, ci tiene a mettere i puntini sulle “i”: il social freezing, la pratica di congelamento degli ovuli, per andare a buon fine deve rispettare alcuni paletti (spesso ignorati).

Alcuni miti da sfatare - I tassi di riuscita del social freezing navigano in percentuali poco incoraggianti. Stando a un recente studio pubblicato su Human Reproduction Update – una meta-analisi coordinata da Ayala Hirsch della Hebrew University – solo il 28% delle donne che hanno utilizzato i propri ovuli congelati è riuscita a concepire un figlio. 

Si tratta però di una lettura superficiale. «Il 74% delle pazienti che giungono in clinica ha già oltrepassato la soglia dei 35 anni», incalza Bellavia. Ecco spiegati, insomma, secondo la dottoressa, i numeri negativi. 

La soglia dei 35 anni - «Oggi le pazienti si presentano con un bagaglio di informazioni molto più completo rispetto al passato. Notiamo anche un costante aumento delle richieste di informazioni sul social freezing». Ma ci sono ancora alcuni aspetti da chiarire, uno su tutti: la fatidica soglia. «Manca ancora questa consapevolezza. Nella fascia di età superiore ai 35 anni si ha bisogno di più del doppio degli ovociti per poter avere la chance di avere un bambino».

Dati alla mano, «sotto i 35 anni - continua la dottoressa - con cinque ovociti si ha il 15% di probabilità di successo, mentre oltre i 35 anni la percentuale di riuscita cala fino al 5%. Con otto ovociti invece si passa dal 40 al 19%».

Ancora poca consapevolezza - Ma come spiegare quindi il "ritardo" della grande maggioranza delle donne che si affidano a questo metodo? «Qualche anno fa abbiamo iniziato la nostra campagna per il social freezing. Ora dobbiamo probabilmente fare un passo successivo: sottolineare l’importanza della soglia dei 35 anni».

Già perché la lungimiranza qui gioca un ruolo cruciale. «È determinante sia per le chance di riuscita sia per ridurre il numero di cicli necessari. Perché se con 10 ovociti raggiungiamo il 60% sotto i 35 anni, passata questa soglia con lo stesso numero di ovociti abbiamo solo il 29% di probabilità di riuscita».

Le ragioni biologiche - «La curva della fertilità va proprio in quella direzione. Il declino accelera dopo i 35 anni e, al contrario, aumenta la curva degli aborti. Proprio perché dopo i 35 anni si sa che più del 50% degli ovuli inizia a essere di qualità inferiore e a fecondarsi in maniera anomala».

Ma non è tutto. Si parla infatti ancora sempre e solo di fertilità femminile, «ma ricordiamoci che la preservazione della fertilità riguarda anche gli uomini», spiega l'esperta. «Si tratta di un tema ancora tabù, ma anche gli uomini devono fare i conti con una “soglia”: dopo i 40 la qualità degli spermatozoi inizia il suo declino. Oltre quest’età, il rischio di aborto o di trasmettere delle patologie genetiche al bambino aumenta. Anche gli uomini dovrebbero fare una visita andrologica».

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