Il parlamentare Marco Noi presenta la sua interrogazione: «Rivogliamo uno sportello che intercetti i potenziali pedofili».
BELLINZONA - «Quanto costano alla società ticinese i danni causati dalla pedofilia? E quanti sono stati i casi di pedofilia negli ultimi anni?» In sintesi sono le domande che stanno dietro l'interrogazione indirizzata recentemente al Governo dai Verdi ticinesi. A commentarla per tio.ch è il parlamentare Marco Noi, primo firmatario. «Manca un servizio di prevenzione. Uno spazio protetto in cui chi ha pulsioni verso i bambini e non è ancora passato all’atto possa rivolgersi per essere aiutato».
Lo stesso Consiglio federale nel 2020 ha fatto capire quanto sia importante puntare anche sulla prevenzione in questo ambito.
«Sì, ha infatti sviluppato una strategia con un sostegno finanziario. Ma mentre oltre Gottardo i progetti in tal senso sono decollati, a sud delle Alpi dopo due anni di attività di un’iniziativa privata tutto è stato accantonato prematuramente per ragioni finanziarie».
Si dice che in Ticino le segnalazioni fossero poche.
«Nei due centri di consulenza in Svizzera tedesca e Romandia nel 2024 le consultazioni sono aumentate del 30% rispetto all'anno prima, con 110 casi in totale. A certi progetti bisogna dare tempo. Non ci si può immaginare che le persone toccate da queste inclinazioni si presentino subito allo sportello come se niente fosse».
E dunque come dovrebbe funzionare un simile servizio?
«Occorrerebbe dapprima informare bene la cittadinanza sulla presenza di un simile servizio sul nostro territorio che rispetta rigorosamente la privacy delle persone. Perché ovviamente c'è la paura dello stigma. E poi non necessariamente deve rivolgersi allo sportello la persona protagonista delle possibili pulsioni. Magari può farlo un famigliare o un amico che nota qualcosa di strano e non sa bene come comportarsi. Il compito di questo servizio è poi quello di offrire un ascolto e delle indicazioni per una eventuale presa a carico terapeutica».
Pedofilia è un termine pesantissimo.
«Spesso è un termine usato anche a sproposito. Se uno sente impulsi verso i bambini dovrebbe fare prima un lavoro di decodificazione. Non è che automaticamente diventa un cosiddetto pedofilo. Bisognerebbe aiutarlo a capire come valutare e rielaborare quello che prova».
Un approccio "empatico" che potrebbe sollevare polemiche.
«Non vedo perché. È semplicemente un approccio preventivo di buon senso, come richiesto dalla strategia elaborata dalla Confederazione. Riteniamo importante che venga riaperta una struttura di primo contatto per persone che pensano di avere un problema del genere. Non crediamo sia sensato "aspettare" senza fare qualcosa prima».
Riaprire o meno uno sportello potrebbe essere anche un problema di costi?
«Non scherziamo. Un servizio del genere in Romandia costa meno di 350'000 franchi all'anno. Un giorno di carcerazione in Ticino costa oggi circa 500 franchi, ai quali vanno sommati i costi legati alla presa a carico legale e psicologica di vittime e aggressori. Considerando tutto ci accorgiamo che la strategia, anche se funzionasse per un solo caso all’anno, sarebbe economicamente neutra. È ciò che vogliamo mostrare con la nostra interrogazione».
Mettiamo i costi uno accanto all'altro.
«Vi accorgerete che l'investimento per questo servizio è sostenibilissimo. Nella prevenzione non hai mai la prova di quanto riesci ad arginare. Ma questo vale per tutti i settori. Ora noi chiediamo i dati ufficiali e le relative implicazioni economiche sui casi di pedofilia. Così proprio confrontando i dati sul lungo termine, e avendo uno sportello aperto, si potrà davvero capire se lo sportello funziona».
Alcuni parlamentari recentemente hanno chiesto l'inasprimento delle pene per chi commette abusi sessuali su minori. Cosa ne pensa?
«Ci può stare. Ma non è detto che inasprendo le pene si argini il fenomeno. Bisogna agire su più fronti. Si stima che circa l'1% della popolazione possa avere disturbi legati a pulsioni in tal senso. Non è un problema proprio così marginale».
Una percentuale che fa venire i brividi.
«Attenzione però. Questo non significa che tutti saranno poi abusatori. Probabilmente c'è tanta gente che ha pulsioni e non sa come interpretarle o come comportarsi. Magari non vorrebbe mai passare all'atto. Dobbiamo abbattere il tabù: al momento si sa che è una cosa proibita, ma in Ticino non se ne può parlare. Non ci sono spazi adeguati. Ne serve uno. E bisogna crederci. Quello che possiamo evitare, lo dobbiamo evitare. Le persone con potenziali inclinazioni pedofile vanno aiutate a elaborare i loro impulsi sessuali prima di passare all’atto».