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LOSTALLO

«Io, tre anni da apprendista senza paga e senza contributi»

La storia del 25enne di Lostallo Joel Tissières: «Il mio ex datore di lavoro, nonché patrigno, ha calpestato tutti i miei diritti».
Tio/20Minuti - Mikel Preqi
Joel Tissières
«Io, tre anni da apprendista senza paga e senza contributi»
La storia del 25enne di Lostallo Joel Tissières: «Il mio ex datore di lavoro, nonché patrigno, ha calpestato tutti i miei diritti».

LOSTALLO - «In tre anni di apprendistato non ho mai ricevuto un salario, e non mi sono mai stati versati i contributi AVS». È quanto rivela a Tio/20Minuti il 25enne di Lostallo Joel Tissières, che tra settembre 2019 e agosto 2022 ha lavorato come apprendista pittore presso l'impresa del suo patrigno.

Questa brutta storia inizia con un accordo, fondato sulla fiducia, stretto appunto tra il ragazzo e il patrigno. «Avevamo concordato che per il primo anno non avrei ricevuto lo stipendio», ci spiega Joel. «Questo perché vivevo con lui e mia madre, perché in seguito alla morte di mio padre percepivo mensilmente una rendita superstiti, e perché il mio patrigno aveva promesso che in un futuro l'azienda sarebbe andata a me». 

Certo, la suddetta intesa era già palesemente in violazione del contratto di lavoro firmato dai due, nonché sottoscritto dall’Ufficio formazione professionale grigionese. Ma le cose, in realtà, sarebbero andate molto peggio del previsto. «Anche dopo il primo anno di lavoro, lo stipendio non è mai arrivato», racconta Joel, «e al termine dell’apprendistato ho scoperto che il mio patrigno non mi aveva versato nemmeno i contributi».

A corroborare questa versione dei fatti è l’estratto conto AVS di Joel, in cui figurano contributi versati da aziende e agenzie interinali per cui il giovane ha lavorato dopo essersi diplomato, ma nemmeno un centesimo dall’impresa del patrigno.

«Mobbing e false promesse» - «Quell'uomo ha calpestato tutti i miei diritti», afferma il ragazzo, precisando di non aver avuto il coraggio di segnalare nulla alle autorità, durante il suo percorso formativo, «perché lui mi aveva assicurato che l’azienda sarebbe poi andata a me». E c'è di più: «In quei tre anni ho subito un grave mobbing psicologico, che ha avuto un impatto significativo sulla mia salute mentale e sul mio benessere. L'ambiente di lavoro era fortemente ostile e caratterizzato da atteggiamenti manipolatori e ingannevoli». 

Ma non finisce qui. A causa di questa situazione, al termine dell’apprendistato Joel non ha nemmeno avuto modo di percepire la disoccupazione.

Niente disoccupazione - «Non avendo mai realmente percepito uno stipendio, naturalmente non avevo alcun certificato di salario», spiega. «Quando la disoccupazione mi ha detto che era necessaria questa documentazione, l’ho chiesta al mio patrigno e lui mi ha inviato una serie di certificati falsati». Inutile dire che questi "documenti", che abbiamo potuto visionare, non sono stati ritenuti validi dall’Ufficio regionale di collocamento. 

In tutto questo, dopo aver ottenuto il diploma, Joel decide di lasciare la casa in cui viveva con la madre e il patrigno, ritrovandosi in una situazione finanziaria decisamente precaria. 

Trovare lavoro come pittore, considerato che il patrigno è la sua unica referenza, si rivela peraltro difficile, tanto che attualmente il 25enne lavora al di fuori del suo ambito ed è in prova presso un’azienda della regione. 

Oggi Joel vorrebbe però rivalersi del patrigno. «Nonostante le ripetute richieste di chiarimento e il tentativo di risolvere la questione in maniera amichevole, non sono mai stato ascoltato né risarcito», evidenzia. Il giovane dichiara poi di essersi a più riprese rivolto alle autorità grigionesi, senza però ricevere un aiuto concreto.

«Nessun controllo sull'effettivo pagamento dei salari» - Da noi contattato, Gian Reto Caduff, capo dell’Ufficio per l’industria, arti e mestieri e lavoro (UCIAML), spiega che per motivi di protezione dei dati non può rilasciare informazioni relative al caso specifico. 

Ma, onde scoraggiare questo genere di sfruttamento, non vengono effettuati dei controlli? «L'UCIAML controlla il rispetto delle condizioni salariali e lavorative in vari settori», ci dice. «Tuttavia l’effettivo pagamento del salario non rientra nelle nostre attività di ispezione e deve essere fatto valere dal dipendente attraverso un’azione legale civile». 

Meglio segnalare subito - Pierpaolo Lorenzetto, ispettore delle professioni dell’Ufficio formazione professionale, afferma invece che, se Joel avesse segnalato questi abusi durante l’apprendistato, si sarebbe potuto fare di più: «Se persone in formazione informano l’UFP di mancati pagamenti di salari, l’Ispettorato delle professioni le assiste nell’ambito delle possibilità legali».

E i contributi? «Nessuna autorità controlla in modo capillare se i contributi AVS dovuti sono stati versati. Tuttavia, ogni assicurato può verificarlo autonomamente, richiedendo l’estratto conto individuale AVS», precisa Gian Reto Caduff. 

L’Istituto delle assicurazioni sociali del Canton Grigioni, dal canto suo, cerca di fare chiarezza. «In qualità di cassa di compensazione, contattiamo tutte le aziende appena iscritte nel registro di commercio e richiamiamo la loro attenzione sui requisiti di affiliazione», ci dice Adrian Tumler, capogruppo della sezione Contributi. L’impresa di pittura del patrigno di Joel è però una ditta individuale e non è iscritta al registro di commercio…e qui nasce il problema. 

«È il dipendente a doverci allertare» - «Se un datore di lavoro non è iscritto al registro di commercio (come può essere per le ditte individuali), e non veniamo contattati attivamente, non possiamo essere a conoscenza della sua esistenza», chiosa Tumler. «Potremmo però venirne a conoscenza nel caso in cui un dipendente, accortosi che sul suo conto individuale AVS non sono visibili pagamenti di stipendi, ci contatti». In questi casi, «viene aperta un'inchiesta e chiediamo al datore di lavoro di comunicare correttamente i salari». 

Insomma, nel canton Grigioni i dipendenti, anche i più giovani e inesperti, devono lottare per i loro diritti in maniera proattiva. 

«Violazioni inaccettabili» - «Questo caso è molto grave. Ci sono degli abusi palesi e delle violazioni inaccettabili nei confronti dell’apprendista», commenta dal canto suo Igor Cima, responsabile del settore artigianato del sindacato Unia Ticino e Moesa. 

«In Ticino l'avremmo scoperto» - «Va detto che qui ci troviamo in Mesolcina, in Ticino una situazione di questo genere, con ogni probabilità, l’avremmo scoperta prima. Questo perché, contrariamente a quanto accade nei Grigioni e nella Svizzera tedesca, «nel nostro cantone gli apprendisti pittori sono assoggettati a un Contratto collettivo di lavoro, e la Commissione paritetica cantonale svolge regolari controlli nelle aziende, esaminando con attenzione anche le condizioni lavorative degli apprendisti». Detto questo, «l'Ufficio della formazione professionale grigionese potrebbe forse fare qualche controllo in più direttamente presso i datori di lavoro», suggerisce il sindacalista. 

E, per quanto riguarda il mobbing sul posto di lavoro, «era per forza di cose necessaria una segnalazione a noi o all’autorità cantonale, durante l’apprendistato, da parte del ragazzo». 

La soluzione? Fare causa - Cima conferma infine che per provare a recuperare gli stipendi mai versati occorre intentare una causa civile, e chi è sprovvisto dei mezzi finanziari necessari può richiedere il patrocinio gratuito.

Il sindacato, in questo senso, può comunque offrire un supporto. «Casi gravi come questo, per fortuna, sono rari. In passato, però, ne ho seguito uno simile», sottolinea Cima. «Anche lì c'erano in gioco dei legami familiari ed era coinvolto un apprendista. Siamo andati in Pretura e al termine della procedura i salari non percepiti li abbiamo recuperati».

Da noi contattato il patrigno di Joel, nonché suo ex datore di lavoro, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

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