Tiziano Galeazzi e Maurizio Canetta raccontano le emozioni vissute incontrando il Santo Padre
CITTÀ DEL VATICANO - Un privilegio, una grande emozione che si vive, di norma, una sola volta nella vita. Tiziano Galeazzi e Maurizio Canetta concordano: incontrare Papa Francesco e poter poi scambiare qualche parola direttamente con lui resterà un ricordo indelebile. Se il democentrista però ha notato la grande stanchezza del Pontefice, il socialista lo ha visto più in salute rispetto a quanto percepito in tv qualche settimana fa.
I due hanno partecipato assieme a Fabio Schnellmann, Alessandra Gianella, Maurizio Agustoni, Matteo Buzzi e Nadia Ghisolfi alla visita al Vaticano organizzata da Michele Guerra, dove ciascuno ha sostenuto le proprie spese. Ognuno ha parlato al Santo Padre e portato in dono un libro.
Lo spagnolo e la parola “ricominciare” - Galeazzi, la cui mamma è spagnola, si è rivolto a Bergoglio nella sua lingua madre, suscitando forti emozioni. «Avendo a disposizione solo poche parole ho cercato, come nel mio stile, di dire o fare qualcosa di diverso dal solito. Lo ha sorpreso che qualcuno di una delegazione ticinese parlasse la sua lingua. Mi ha chiesto da dove proviene la mia famiglia. Poi, ispirandomi al libro che gli ho donato, che parlava della formazione di un cantone, gli ho fatto notare che il Ticino rispetto al resto della Svizzera è latino, un po’ ribelle e un po’ gallico. Lui ha sorriso. Il momento più forte è stata la stretta di mano».
Per l’ex Municipale di Lugano, l’incontro è stato una sorta di segno del destino, «la prova che certe cose non capitano mai per caso. Probabilmente avevo bisogno di portare avanti una riflessione spirituale. Anche il fatto che nel suo discorso abbia usato la parola chiave «ricominciare” è a mio avviso significativo, perfettamente calzante col momento che sto vivendo. Ammetto che provo ancora una sensazione strana ed emozionante».
La pace e Borromeo - Maurizio Canetta invece ha scelto di portare dal Ticino le prediche di Carlo Borromeo. «Gli ho detto semplicemente che per fortuna c’è lui che parla di pace, visto che di questi tempi in pochi lo fanno».
Stanco ma dotato di grande forza e sorridente - Alla domanda su come hanno visto Bergoglio, che non vive sicuramente un periodo semplice dal punto di vista della salute, Galeazzi parla di una certa stanchezza del Papa. «Mi ha fatto una profonda impressione, perché parlandogli e guardandolo negli occhi si nota tutto il peso del ruolo che sta sostenendo, non solamente per il suo stato di salute: con gli scandali e i lati oscuri emersi nella Chiesa quello che porta sulle spalle è un fardello non indifferente. Eppure ha sempre sorriso, di testa è molto presente. In particolare mi ha dato una sensazione di malessere vedere con qualche fatica si è alzato dalla sedia a rotelle per sedere sulla poltrona bianca». Contrariamente a quanto richiederebbe il protocollo, i membri della delegazione ticinese gli hanno parlato da seduti, come da esplicita richiesta, per non mettere in difficoltà Bergoglio, che era sulla carrozzella.
«Si vede che abbiamo a che fare con un uomo di quasi 90 anni, malato, che fatica a camminare e che è dunque molto provato, ma dentro ha sicuramente una grande forza che lo porta a reagire, visto che ha condotto una udienza intera», aggiunge Canetta, che lo ha visto in ogni caso meno stanco di quando, alquanto claudicante, aveva aperto la Porta Santa.
Per tutti i partecipanti poter parlare con il Papa è stato un momento unico. «Difficilmente ci succederà di nuovo e ciascuno di noi ne è consapevole, al di là di coinvolgimento religioso e fede, che quando presenti aggiungono un elemento ancora in più», racconta l’ex direttore della RSI.