La ricerca di una baby-sitter in Ticino può rivelarsi estremamente complicata, l'odissea di una coppia del Luganese. Ma perché succede?
LUGANO - Sulla carta, Magda* aveva davvero tutto quello che serviva, un curriculum lungo un decennio, diversi diplomi e certificati pure quello per gli origami! Per Flavia ed Elio*, neogenitori da pochi mesi sembra quasi una scelta a occhi chiusi, e non solo per le qualifiche.
Con la fine del congedo di maternità di Flavia e l'imminente rientro, la necessità principale è di trovare qualcuno che passi una fetta importante delle giornate con il piccolo Mario*.
Asilo nido? A Lugano, e non solo, le liste d'attesa sono bibliche si sa - tanto che è prassi prenotare il proprio slot anche prima di concepire il bebè - ma la giovane coppia si è trasferita a nord del ponte diga da relativamente poco trovandosi impreparati, e sorpresi, dalla situazione.
L'arrivo della baby-sitter diplomata Magda, trovata dopo una lunga e certosina ricerca online, appare quindi provvidenziale. Dopo la stretta di mano, il sospiro di sollievo: «È fatta», pensano. Ma non sarà così.
Pochi giorni dopo, infatti, la donna dà loro il benservito: «Ci ha detto che un'altra famiglia le offriva più giorni di lavoro, cinque a settimana, anche durante l'estate con un'extra per le vacanze al mare, nella villa di proprietà». Insomma, per Flavia ed Elio, non c'era proprio partita.
Un secondo tentativo della coppia, con una ragazza frontaliera, si concluderà in un'altra cocente delusione. Il motivo? Il parcheggio di Lugano, eccessivamente caro e che erodeva in maniera troppo importante il compenso: «Le abbiamo consigliato di venire in treno, ma non c'è stato niente da fare», ci raccontano.
Dopo altre estenuanti ricerche la decisione di mobilitare i nonni e zii per badare a Mario: «Era l'unica via percorribile, con quelle tempistiche», ci confermano.
Ma quindi a Lugano, e in Ticino, c'è carenza (anche) di tate? «Dal nostro punto di osservazione non disponiamo di dati specifici per affermare che a Lugano ci sia una particolare carenza di baby-sitter. Tuttavia, è evidente che molte famiglie affrontano sfide notevoli nella gestione quotidiana, specialmente per conciliare gli orari di lavoro con quelli scolastici», conferma a tio.ch Maria Murta Sassi, responsabile del servizio Il Mondo del Bambino, della Sezione del Sottoceneri della Croce Rossa Svizzera.
La stessa Croce Rossa Svizzera ha attivato un servizio d'emergenza chiamato Family Help e Baby Help: «Non è però un servizio tradizionale di baby-sitting», spiega Murta Sassi, «ma di un servizio di supporto mirato in situazioni di emergenza o necessità temporanea».
Una possibilità che nel 2024 è stata fortemente sollecitata: «abbiamo registrato un aumento significativo delle richieste in tutto il Cantone. Fino a oggi, abbiamo offerto oltre 7'000 ore di assistenza alle famiglie. Questo mostra una crescente necessità di supporto su tutto il territorio ticinese con richieste che riflettono una condizione unica del nostro Cantone».
Croce Rossa, tra l'altro è attiva da anni nella formazione, rilasciando un certificato e iscrivendo i diplomati a un elenco che viene messo a disposizione ai genitori in cerca di qualcuno a cui affidare il proprio bimbo.
Sfogliando il calendario dei corsi in programma non è raro imbattersi in un “tutto esaurito”: «Li proponiamo solitamente durante le vacanze scolastiche e sono pensati per ragazze e ragazzi dai 13 ai 17 anni», ci spiega la responsabile dei Corsi della Croce Rossa Silvia Ruga, «ne organizziamo però altri su richiesta, per esempio delle associazioni di genitori».
Nelle lezioni non si impara solo a cambiare un pannolino: «È una formazione a tutto tondo che tratta l'igiene, e quindi proprio il pannolino, ma anche l'alimentazione, con la preparazione delle pappe, il gioco e l'intrattenimento a dipendenza dell'età del piccolo o della piccola».
Ma di tutti questi partecipanti, e diplomati, quanti effettivamente finiranno a occuparsi di un bebè? «È una domanda a cui è difficile rispondere in maniera univoca», commenta Ruga, «è vero che queste ragazze sono generalmente iscritte alle nostre liste, noi però non sappiamo quante di queste siano ancora effettivamente attive - magari hanno iniziato una carriera professionale o si sono trasferite per gli studi, non tutte ci contattano per farsi rimuovere nel caso non siano più interessate - e non riceviamo feedback sistematici dai genitori che le contattano direttamente».
Come mai? Perché anche se ci sono tanti tasselli, farli “quadrare” non è semplice. È quello che ci spiega Monica Aliprandi del servizio di aiuto all'inserimento professionale della Città di Lugano, LuganoNetWork.
«Nei casi che ci è capitato di trattare la difficoltà più grande che emergeva era quella di far collimare l'offerta con la richiesta, soprattutto in termini di orari. Alcune famiglie hanno certe necessità, le babysitter e le tate altre. Questo perché per molte quella di occuparsi dei bambini è un'attività accessoria che si somma a un'altra (o più) oppure a un proprio impegno famigliare, questo limita le fasce in cui si è effettivamente disponibili», chiosa Aliprandi, «altra questione che può fare la differenza è anche quella della posizione, se l'abitazione della famiglia è raggiungibile facilmente, oppure se si cerca una persona automunita. Insomma, ci sono tanti piccoli elementi che possono fare la differenza fra un “sì” e un ”no”».
*nomi di finzione, veri nomi noti alla redazione