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«Sui cantieri condizioni sempre più critiche, lavoratori stufi»

CANTONE«Sui cantieri condizioni sempre più critiche, lavoratori stufi»

14.11.22 - 18:52
Edilizia: clima teso, si spera nel miglioramento dei contratti di settore. Il video col sindacalista Dario Cadenazzi.
Depositphotos/Tipress
«Sui cantieri condizioni sempre più critiche, lavoratori stufi»
Edilizia: clima teso, si spera nel miglioramento dei contratti di settore. Il video col sindacalista Dario Cadenazzi.

LUGANO - Sempre più tensione sui cantieri edili svizzeri. Si spera nel rinnovo, e nel miglioramento, dei contratti che regolano il settore. Ma il tempo stringe. E Dario Cadenazzi, sindacalista di Unia ospite di Piazza Ticino, ammette: «I lavoratori non ne possono più». 

Qual è la situazione?
«Il contratto nazionale mantello e il contratto cantonale stanno per giungere al termine della loro validità. Le trattative per il rinnovo, iniziate già a febbraio, finora non sono state sufficienti per trovare una linea comune. Lavoratori e fronte padronale sono ancora distanti». 

Cosa chiedono i sindacati?
«Prima di tutto giornate meno lunghe. Lo abbiamo visto la scorsa estate, si lavora fino a nove ore e mezza al giorno. In caso di canicola non c'è nemmeno l'obbligo di fermarsi. Servono chiare regole in caso di intemperie.

E urge anche protezione per i lavoratori "anziani", gli over 50 che perdono il lavoro fanno una fatica tremenda a rientrare nel circuito professionale. Infine facciamo riferimento anche al tempo di viaggio. La prima mezz'ora, dal magazzino al cantiere, non è pagata, è sostanzialmente regalata al datore di lavoro». 

Su cosa non è d'accordo il fronte padronale?
«La parte padronale vorrebbe potere giocare sulla flessibilità, distribuendo a piacimento il totale di ore di lavoro annue. Tradotto: chiamare il lavoratore quando c'è bisogno, o lasciarlo a casa quando non c'è bisogno. Questo vuol dire scaricare il rischio aziendale sul lavoratore. Non possiamo accettarlo».

Che succede se non si trova una soluzione da qui a fine anno?
«Si va in una situazione di vuoto contrattuale. Nel medio termine la pressione sui diritti dei lavoratori potrebbe diventare molto forte. Ci sarebbero conseguenze anche sui prezzi. Anche l'impresa a cui sta bene il contratto attuale si farebbe trascinare in un vortice verso il basso. Siamo comunque ottimisti, sono in corso trattative dopo le giornate di manifestazione che si sono svolte in tutta la Svizzera. I lavoratori dell'edilizia in tutto il Paese sono circa 80'000. Ma questo contratto è importante perché viene seguito in parte come riferimento anche dai settori affini».

Si continua a parlare dello stress dei lavoratori sui cantieri. 
«Chiaro. I lavoratori sono davvero stressati. E sono anche preoccupati. Sorgono le modine e si è già in ritardo di sei mesi sulla costruzione. Lo dicono gli impresari stessi. C'è una pressione impressionante da parte dei committenti. Si lavora senza sosta. Sono esplosi i ritmi». 

Perché tutta questa fretta?
«Arriva dai committenti. E poi c'è anche una guerra sui prezzi. Il tempo è denaro. Anche la consegna di un'opera rientra nella pressione a cui le imprese sottostanno. A volte viene tralasciata la sicurezza per metterci meno tempo. Altre volte ne risente la qualità dell'opera. Si vogliono bruciare le tappe, ma poi quello che viene consegnato al committente non sempre è a regola d'arte. Anzi. Non dimentichiamoci infine che se da una parte il numero di incidenti nel suo globale sta diminuendo, sta aumentando quello degli incidenti gravi. Qualsiasi morto o ferito sul lavoro è di troppo». 

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