Presentato un emendamento, ma solo se «ci sarà un impatto positivo evidente per i residenti»
BELLINZONA - Salario minimo introdotto già a partire dal 1. luglio 2021, situazione monitorata con attenzione sui residenti e, in caso di effetti positivi per i ticinesi, innalzamento fino a 20.50 franchi orari. Sono questi i contenuti dell’emendamento presentato dal Plr al rapporto sul salario minimo che sarà messo in votazione durante la seduta del Gran Consiglio.
Per il PLR il salario minimo va introdotto prima, ma occorre innanzitutto salvaguardare il mercato del lavoro per i residenti. «Qualora l’impatto positivo sui residenti dovesse essere confermato, il salario minimo potrà essere portato fino a 20.50 franchi, contro i 20.25 attualmente proposti». Ciò, sottolineano i liberali, consente al Parlamento di intervenire subito se dovessero manifestarsi effetti perversi, come l’appiattimento dei salari verso il basso e il fenomeno della sostituzione o la contrazione del numero di posti di lavoro. Infine, un parametro di giudizio importante sarà anche verificare l’evoluzione delle prestazioni sociali erogate in favore di dipendenti e lavoratori.
In particolare, l’emendamento del Gruppo PLR si concentra su alcuni punti:
- introduzione anticipata al 1° luglio 2021 della prima fase del salario minimo obbligatorio (Fr. 19.00-19.50);
- nel 2023 prima verifica dell’impatto sul mercato del lavoro ticinese e presentazione di un messaggio da parte del Consiglio di Stato al Gran Consiglio con i risultati della valutazione entro settembre 2023. Il Parlamento si esprime entro il 31 dicembre di quell’anno decidendo sul passaggio alla soglia successiva (ossia Fr. 19.50-20.00 a partire dal 1. gennaio 2024) o il mantenimento del salario minimo in vigore;
- nel 2025 aggiornamento della verifica da parte del Consiglio di Stato con relativo messaggio al Gran Consiglio entro settembre 2025. Il Parlamento si esprime entro il 31 dicembre di quell’anno confermando il passaggio alla soglia successiva (Fr. 20.00-20.50 a partire dal 1. gennaio 2026) o il mantenimento del salario minimo in vigore.