Bertoli tranquillizza in merito alle potenziali criticità rilevate per il futuro della scuola ticinese: «Stiamo lavorando per invogliare alla professione»
LUGANO - Scarseggiano i docenti in Ticino. Soprattutto se si guarda al fabbisogno previsto da qui a 4 anni. A stabilirlo è un'indagine del Centro competenze innovazione e ricerca sui sistemi educativi (CIRSE). È "appena sufficiente" il numero degli insegnanti formati per la scuola dell’infanzia (e insufficiente per far fronte a uno scenario di crescita delle sezioni) e "preoccupante" il divario tra il fabbisogno stimato di docenti di tedesco e la reale disponibilità.
Emerge, dai dati snocciolati dai CIRSE, una "criticità potenziale" difficile da decifrare con precisione. A rassicurare, in tal senso, giungono le parole del direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS), Manuele Bertoli. «Con il termine “criticità” - spiega - si intendono indicare le situazioni che necessitano di provvedimenti o misure. Per la scuola dell’infanzia la misura prevista è l’aumento dei posti di formazione da 25 a 50 all’anno, mentre per la carenza di ticinesi interessati ad insegnare il tedesco i provvedimenti sono più complicati, ma stiamo lavorando per invogliare più candidati potenziali ad interessarsi alla professione in Ticino».
Per quanto concerne la penuria di docenti di tedesco, fa notare Bertoli, «non è una novità». «Per la scuola dell’infanzia - aggiunge - è invece necessario agire ora, anche tenuto conto dei prossimi pensionamenti previsti e dell’effettiva disponibilità di persone che hanno il titolo per insegnare ma nei fatti non sono a disposizione».
Un invito a farsi avanti rivolto al personale frontaliero? Bertoli assicura di no. «Da sempre, evidentemente, preferiamo assumere personale residente e ricorriamo al personale proveniente da altrove solo se necessario e se la qualità dei candidati residenti risulta al di sotto di un certo limite - assicura il Consigliere di Stato -. Anche in futuro si intende operare in questo modo».
Sul numero di frontalieri nelle scuole ticinesi si era chinata mesi fa la Lega con un'interrogazione firmata dal deputato Stefano Tonini (ed altri firmatari). Al Governo veniva chiesto quanti fossero i docenti di scuola media frontalieri rispetto ai residenti in Ticino e a quelli con permesso B. Veniva inoltre chiesto se fosse possibile «collocare al posto di docenti provenienti dall’estero» eventuali docenti residenti in disoccupazione. Ma anche, invocando il voto popolare su “prima i nostri”, se non fosse «opportuno snellire la procedura d’ammissione per i candidati ticinesi che hanno conseguito l’abilitazione presso il DFA».