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CASTEL SAN PIETRO

Svizzeri un po’ xenofobi e facilmente in disoccupazione

È quanto affermato dall’imprenditore ticinese Alberto Siccardi al telegiornale italiano di Rai 2. Parole che suscitano qualche perplessità…
Svizzeri un po’ xenofobi e facilmente in disoccupazione
È quanto affermato dall’imprenditore ticinese Alberto Siccardi al telegiornale italiano di Rai 2. Parole che suscitano qualche perplessità…
CASTEL SAN PIETRO – Ha elogiato la Svizzera, ad esempio per l’innovazione e per il livello universitario. Ma l’ha anche messa in cattiva luce. Sostenendo che nella Confederazione è troppo facile andare in disoccupazione ...

CASTEL SAN PIETRO – Ha elogiato la Svizzera, ad esempio per l’innovazione e per il livello universitario. Ma l’ha anche messa in cattiva luce. Sostenendo che nella Confederazione è troppo facile andare in disoccupazione e che a volte gli elvetici mostrano un lato xenofobo. Alberto Siccardi, direttore della Medacta di Castel San Pietro, si è espresso così ai microfoni di Rai 2, seconda rete televisiva nazionale italiana, nell’ambito del dossier sulla Svizzera andato in onda di recente. Espressioni che suscitano qualche perplessità.

Partiamo dalla questione della disoccupazione. Perché si è lasciato scappare certe parole?
Non me le sono lasciate scappare. Queste cose le penso e le ribadisco. Qui c’è gente che va in disoccupazione per prendersi un anno sabbatico. E non è giusto.

Se una persona sta troppo in disoccupazione, rischia di finire in assistenza. Non le sembra un po’ irrispettoso fare simili generalizzazioni in tivù?
Di solito se una persona è qualificata, trova facilmente un altro posto. E poi torna, altrettanto facilmente, in disoccupazione. Ci sono professionisti che fanno dentro e fuori dalla disoccupazione.

Lo Stato ha stretto le viti su certi aspetti negli ultimi anni. Andava specificato, non trova?
Se le cose stanno così, mi fa piacere.

Lei dirige un’azienda con quasi 500 dipendenti. Di cui solo il 30% residenti.
Ma se io ho addirittura finanziato la campagna “Prima i nostri”, sperando in un riavvicinamento tra il mondo della formazione e i bisogni reali delle imprese… La realtà l’ho già espressa più volte.

Ci rinfresca la memoria?
Noi cerchiamo bioingegneri o ingegneri meccanici. Oppure, tornitori e fresatori. La Medacta produce protesi usando torni e frese. Sul mercato svizzero al momento non ci sono i profili che cerchiamo. O meglio, scarseggiano. Abbiamo bisogno degli italiani dunque. Sono pronto a dimostrarlo. La sfido a trovare un imprenditore che non la pensi come me.

A un certo punto, lei è tornato sul concetto, trito e ritrito, del frontaliere che ha paura di perdere il posto di lavoro.
Perché? Non è la verità? Così come è vero che c’è un atteggiamento ostile verso i frontalieri.

Ha usato il termine “xenofobo”, riferendosi a un lato degli svizzeri che a volte emerge. Non è esagerato?
Ci sono alcuni casi in cui questo termine è appropriato. Non ho detto che tutti gli svizzeri sono razzisti. Una volta, per un evento aziendale, ho fatto ricorso a un catering italiano. Mi sono arrivate le autorità a fare mille controlli. Giusto, per carità. Ma se si fosse trattato di un catering ticinese, non credo sarebbe accaduta la stessa cosa.

 

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