Due cinquantenni senza impiego criticano lavoro.swiss, la bacheca online della SECO, e denunciano «il senso di abbandono»
LUGANO - Un disoccupato su quattro, ad aprile, in Ticino aveva più di 50 anni. Ma meno di 60. La giovinezza alle spalle e la pensione ancora troppo lontana, né carne né pesce, si tratta di uomini e donne alla perenne ricerca dell’occasione di riscatto che non arriva. Sono tanti e chiedono concretezza. Così capita che si innervosiscano quando sentono i numeri delle «oltre 33mila segnalazioni fatte dai consulenti degli Uffici regionali di collocamento» e si arrabbiano proprio quando alla Sezione del Lavoro dichiarano che il sito lavoro.swiss «è diventato una vera e propria miniera per chi cerca impiego in Svizzera». Lavoro.swiss è la bacheca ufficiale della Segreteria di Stato dell'Economia (SECO) cui rimandano gli URC.
AAA cameriere - In “miniera” Sergio, 55 anni, ci va tutti i giorni e mai una gioia: «Dopo oltre un anno di accessi quotidiani al lavoro.swiss - racconta a Tio/20Minuti - posso affermare che su una media di 400 proposte giornaliere un buon 70-80% delle offerte sono indirizzate al settore della ristorazione». Senza tacere, prosegue il disoccupato, «che si leggono proposte al limite della decenza. Alcuni giorni fa cercavano un panettiere al 20% cui si richiedeva grande impegno, professionalità e flessibilità negli orari!».
Il magro bilancio - Manca, secondo Sergio, chiarezza sul numero delle proposte degli URC andate a buon fine: «Nel mio caso ad aprile e maggio ho ricevuto dal mio consulente 2 segnalazioni di annunci ai quali rispondere entro 24 ore. Peccato che agli stessi avessi già risposto tre settimane prima quando erano apparsi sul sito… Statisticamente il mio 100% di proposte (cioè 2) vale lo 0%». Annunci vecchi rimbalzati come attuali, sostiene il 55enne: «Ma fanno numero, dimenticando però che il soggetto di questo gioco è pur sempre chi non ha lavoro. Ho percepito l’inutilità dei miei sforzi».
Un prima e un dopo - Dietro un numero, sarà retorico, ma c’è un individuo: «Ho sempre lavorato nella vendita - racconta Sergio -, settore dove le opportunità sono ben poche. E ancora meno per uno della mia età. Letta la quarta riga, arrivati alla data di nascita, il mio curriculum viene scartato. Anche se nessuno lo ammette». Ci vuole forza e costanza per non mollare: «Bisogna aggrapparsi alla speranza e darsi una disciplina. Dopo il licenziamento ho fatto un anno in cura, finché ho capito che gli effetti collaterali erano troppo pesanti. Tutti i giorni mi aggrappo al fatto di avere una famiglia fantastica».
Curriculì-curriculà - Ma anche un curriculum dorato fa poca luce in miniera. Almeno questa è l’esperienza di Patrick, 50 anni, da poco scivolato in assistenza, uno degli ottomila, nonostante la formazione universitaria e le competenze manageriali nel settore della logistica. «Purtroppo lavoro.swiss non è altro che un ricettacolo di quello che pubblicano le agenzie interinali. Si sente la mancanza - secondo me - di una piattaforma alternativa». Da fresco cinquantenne valuta così la situazione sua e degli altri coetanei senza lavoro: «Il cuore del problema è il senso di abbandono. Perché pesa il fatto di non essere sostenuti verso il ritorno ad una vita professionale. Proprio nell’età in cui potremmo dare il meglio a un’azienda. Invece dal Cantone sentiamo solo tanti slogan che a noi, per dirla all’italiana, “esodati”, servono poco».
La cilindrata degli over 50 - Gli ultracinquantenni costano troppo alle aziende, in termini di salario, contributi sociali, giù giù fino alle vacanze maggiorate. Tutto vero, ma questo è solo un piatto della bilancia. Sull’altro, sottolinea Patrick nella sua apologia di una generazione dimenticata, «c’è la nostra capacità di essere flessibili. Siamo un po’ come un’auto chiavi in mano, un usato che, se trattato bene, è in grado di fare ancora tanti chilometri. Noi siamo affidabili e professionali». Di più, continua, «siamo cresciuti con una diversa mentalità professionale, in cui l’individuo porta un valore aggiunto all’azienda. Ma abbiamo anche, e lo dico senza arroganza, più voglia di lavorare dei giovani. Ed è una motivazione che nasce dal maggior bagaglio culturale, professionale e tecnico». La speranza di Patrick è che gli over 50 senza lavoro uniscano finalmente le forze: «Forse è il momento di trovarci in Piazza della foca. Per farci sentire dal Governo».