L’esperienza dell’Associazione amici del riccio. Il presidente Alex Andina: «Ci aiutano soci e sponsor»
MAGGIA - In diciassette anni sono stati aiutati e salvati quasi cinquemila ricci. E questo facendo fronte a una spesa annuale di circa ottantamila franchi per la gestione di due centri di cura, a Maggia e a Quartino. «Ma lo Stato non ci ha mai dato nemmeno un centesimo, la nostra attività va avanti grazie ai soci e ai piccoli sponsor». È quanto ci dice Alex Andina, presidente dell’Associazione amici del riccio.
La sua avventura è iniziata quasi per caso nel 2001, quando assieme alla moglie Elsa Hofmann-Perini decise di dedicarsi al piccolo mammifero. Un’attività che è rapidamente cresciuta, diventando un vero e proprio lavoro a tempo pieno. «Quando nel 2008 siamo poi diventati un’associazione, eravamo gli ultimi arrivati. Oggi siamo i più grandi della Svizzera, con oltre mille associati». E le richieste di aiuto non arrivano soltanto dal nostro territorio, ma anche dall’Italia e dalla Francia: «Li curiamo e poi li riportiamo a chi li ha trovati, ovviamente non possiamo liberare da noi ricci provenienti da altri paesi».
C’è anche il “riccio express” - «La popolazione sta prendendo a cuore questo mammifero, per questo chi ne trova uno ferito in mezzo alla strada lo porta volentieri a noi» racconta Hofmann-Perini, che ci parla anche dei cosiddetti “riccio express”: «Sono volontari che ci aiutano andando a prendere i ricci da quelle persone che non hanno la possibilità di raggiungerci in una delle nostre strutture».
Un lavoro a tempo pieno - E curando centinaia di animali all’anno, il lavoro non manca. La giornata inizia con la pulizia delle gabbie, ci spiega Hofmann-Perini, e prosegue poi con il controllo del peso, se necessario la somministrazione di vitamine o antibiotici, e in serata la nutrizione. «Sono animali notturni, quindi ricevono il cibo alla sera, anche se comunque durante la giornata hanno a disposizione acqua e crocchette».
Tra gioia e… dolore - La cura dei ricci non regala soltanto gioie. Lo dice ancora Hofmann-Perini, che ci racconta un episodio risalente ad alcuni anni fa: «Avevo allattato dei ricci piccolissimi, pesavano a dir tanto venti grammi. Dopo qualche mese erano arrivati a cinquecento e decidemmo quindi di liberarli. Poco tempo dopo tornarono indietro uno a uno, completamente martoriati dai decespugliatori. Mi sono morti in mano».