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«Lo amo e quando uscirà dal carcere ci sposeremo»

Parla la compagna dell'uomo che si trova in detenzione preventiva con l’accusa di aver tentato più volte di ucciderla. I fatti non sono messi in discussione, semmai la loro qualifica giuridica
«Lo amo e quando uscirà dal carcere ci sposeremo»
Parla la compagna dell'uomo che si trova in detenzione preventiva con l’accusa di aver tentato più volte di ucciderla. I fatti non sono messi in discussione, semmai la loro qualifica giuridica
LUGANO - È una storia di botte, droga e amore che potrebbe riservare un inatteso colpo di scena. Non tale, quasi certamente, da ribaltare in aula la ricostruzione dei fatti, ma certo in grado di fare notizia: «Il giorno del processo gli ...

LUGANO - È una storia di botte, droga e amore che potrebbe riservare un inatteso colpo di scena. Non tale, quasi certamente, da ribaltare in aula la ricostruzione dei fatti, ma certo in grado di fare notizia: «Il giorno del processo gli stamperò un bel bacio davanti al giudice» dice a Tio/20Minuti la vittima dei ripetuti pestaggi da parte del compagno.

L’uomo, un 30enne residente in Leventina si trova in detenzione preventiva dal marzo 2017 per una serie di reati legati alla sua burrascosa relazione di coppia, un’unione avvelenata dal consumo di stupefacenti: le imputazioni vanno dal sequestro di persona, per aver impedito alla compagna di uscire di casa, alle percosse per averla picchiata più volte con estrema violenza. Tanto forte da spingere il procuratore pubblico Andrea Minesso a promuovere nei confronti del 30enne il reato di tentato omicidio. Non una volta, ma - come riporta il recente atto d’accusa - per cinque distinti episodi (tra cui in un caso, puntandole un coltello alla gola).

Parlano gli elementi raccolti e le parole dello stesso aggressore che è reo confesso. Perché lei, la vittima, di alcuni anni più vecchia, nega che ci sia stata volontà di ucciderla: «Lo dirò anche davanti al giudice. Mi ha aggredita, presa a calci, ma non era in lui perché aveva delle allucinazioni. Era sotto l’effetto di stupefacenti e non si rendeva conto di quello che faceva». La molla delle violenze sarebbe legata al consumo, in particolare, di cocaina: «Purtroppo da un consumo è arrivato ad un abuso di stupefacenti». Una storia di dipendenze, anche affettive, insomma che si sono pericolosamente intrecciate. E intrecciate restano.

Come molte volte avviene in situazioni di violenze familiari, l’inchiesta è stata aperta d’ufficio. Perché la vittima tiene ancora oggi a sottolineare: «Da parte mia non c’è mai stata denuncia. Tutto è partito da una lite domestica. Quando mi hanno chiamato a testimoniare ho detto che doveva essere lui a parlare. Cosa che ha fatto, anche per dimostrarmi il suo pentimento». E soprattutto, aggiunge, «stiamo ancora insieme. Da diciotto mesi vado regolarmente a trovarlo in carcere. Lui si è scusato. Era sotto effetto di stupefacenti e non si rendeva conto di quello che faceva. Una volta uscito dal carcere seguirà una terapia per gestire la rabbia. E ci sposeremo».

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