Il Partito comunista chiede che il Consiglio di Stato intervenga protestando e sollecitando un nuovo intervento di Berna
LUGANO - Le notizie che arrivano sui tagli della Posta al servizio della regione di Lugano iniziano a generare le prime reazioni.
Se il Gigante giallo parla infatti di «trasferimento in altre filiali o pensionamento anticipato», per il Partito comunista si tratta invece di «giocare con le parole». Parole che riguardano dei collaboratori e i loro posti di lavoro e che portano a «condizioni di ulteriore precarietà».
«I partiti borghesi che in Consiglio nazionale votano per le privatizzazioni e in Gran Consiglio per le moratorie si sono messi d'accordo sulla linea da seguire?» chiedono i comunisti.
Il Partito Comunista «esprime solidarietà ai dipendenti della Posta di Lugano e deplora queste continue misure di razionalizzazione con cui si umiliano persone e territori (non solo periferici), oltre che tutto il servizio pubblico».
I comunisti, inoltre, «invitano il Consiglio di Stato a protestare e a sollecitare un nuovo intervento di Berna sulla ex-regia federale» ribadendo l'importanza dell’iniziativa cantonale depositata da Massimiliano Ay volta a ri-nazionalizzare la Posta.