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Il 143 si fa anche “chat”

Dal 15 gennaio parte il nuovo servizio di ascolto
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Il 143 si fa anche “chat”
Dal 15 gennaio parte il nuovo servizio di ascolto
BELLINZONA - Una nuova possibilità di dialogo alle persone in difficoltà. La offre Telefonoamico in via sperimentale con una linea chat con accesso diretto dal sito internet del 143, www.telefonoamico.143.ch. In una prima fase sar&agrav...

BELLINZONA - Una nuova possibilità di dialogo alle persone in difficoltà. La offre Telefonoamico in via sperimentale con una linea chat con accesso diretto dal sito internet del 143, www.telefonoamico.143.ch. In una prima fase sarà aperta prevalentemente di giovedì con orari da consultare di volta in volta sul sito dell’associazione.

Questa idea è nata per dare la possibilità di chiedere aiuto anche a chi non se la sente di parlare e trova la scrittura più adeguata al proprio modo di esprimersi. Non sarà quindi esclusivamente la chiamata telefonica la sola modalità disponibile per mettersi in contatto con i volontari all’ascolto 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno. Il 143 risponde a migliaia di telefonate all’anno espressione di diffusi disagi esistenziali: depressione, disturbi psichici, gestione della quotidianità, solitudine, difficoltà familiari.

Tra l’altro, dal primo gennaio 2015 Telefono Amico gestisce direttamente anche il numero verde gratuito (0800 000 330) a disposizione di chi ha problemi con il gioco d’azzardo e intende affrontarli seriamente. Si è fatta quindi ancora più stretta la collaborazione con il GAT – P, il Gruppo azzardo Ticino prevenzione, che resta il riferimento specialistico per affrontare le patologie indotte dal gioco d’azzardo, da tempo in costante crescita ma che faticano ad essere vissute come tali da chi ne è vittima. Spesso infatti chi gioca d’azzardo ignora che le regole del caso sono congegnate in modo tale da non consentire il recupero del denaro investito nel gioco né tanto meno di arricchire. Un meccanismo perverso che puògenerare gravi e crescenti difficoltà in famiglia, in ambito professionale e relazionale. Il gioco diventa allora patologico, una vera e propria malattia che alimenta forme di dipendenza superabili solo attraverso un percorso terapeutico gestito con l’aiuto di specialisti.

 

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