Franco Ambrosetti lascia

L'annuncio durante l'Assemblea Generale ordinaria della Camera di commercio Canton Ticino
LUGANO - “Questa sera, in occasione della 97 esima assemblea generale, mi accingo a tenere l’ultimo discorso in veste di presidente in carica di questa onorata associazione che nel 2017 compirà 100 anni. La presiedo dal 1.1.1994 e alla prossima assemblea, fra un anno, avrò completato 5 mandati e il mio sarà il discorso di addio di un ex presidente”.
Franco Ambrosetti, Presidente Cc-Ti con queste parole ha deciso di lasciare la presidenza della Camera di Commercio del cantone Ticino, dopo 20 anni di mandato. Nel suo discorso Ambrosetti ha affrontato diversi argomenti di carattere economico e internazionale. Per quanto riguarda il Ticino ha evitato di parlare di Expo mentre ha specificato che “il debito, attorno ai 2 miliardi ci preoccupa. La gente fatica a capire che il debito di uno Stato non sparisce per magia soprannaturale. Una cosa è certa: la spesa pubblica si può ridurre. È successo nelle gestioni Generali e Marti che riuscirono a contenere la spesa. E dopo il 1995 durante la gestione Masoni grazie a misure e riforme efficienti”. Ambrosetti ha proposto di aiutare le aziende con riduzioni fiscali che rendano il Cantone più competitivo, introdurre incentivi agli investimenti detassando gli utili non distribuiti e consentire ammortamenti più rapidi. Quindi si è scagliato contro il Cantone per la politica dei parcheggi. “Il traffico automobilistico privato è una conseguenza diretta delle gravi e annose carenze nel trasporto pubblico che affliggono questo Cantone. Se non ci credete provate ad andare al lavoro a Bioggio—Manno, zona industriale, con un mezzo pubblico se abitate in Collina d’oro. Se lavorate in zona Ikea e abitate a Rivera è più facile cambiar lavoro che andarci con i mezzi pubblici. Se si vuol ridurre il traffico con misure fiscali, sarebbero le auto che vanno tassate. Non i posteggi, non le strade, non i garage”
Attività - Per quanto riguarda le attività della Camera di Commercio, il direttore Luca Albertoni ha evidenziato quelle che saranno le novità. Presto sarà attivo un servizio di gestione e risoluzione dei conflitti fra datori di lavoro e dipendenti, come pure una piattaforma destinata alla messa in rete di aziende alla ricerca di investimenti e potenziali investitori. Questa piattaforma si interesserà però solo ad aziende produttive di tipo industriale, già consolidate e con una struttura sana, non toccando l’ambito delle start-up, di esclusiva competenza della Fondazione AGIRE. Grazie anche alla collaborazione con la Swiss School for International Business di Zurigo (di proprietà delle Camere di commercio e dell’industria svizzere) sarà inoltre creata un’ampia offerta di formazione nell’ambito dell’export, con lo sviluppo di competenze specifiche in un settore nel quale mancano ancora parecchie competenze del personale indigeno. “Sono pure state consolidate le altre attività come la gestione di segretariati di associazioni, il servizio d’arbitrato, la consulenza giuridica, i corsi di formazione (con corsi lunghi che portano a diversi diplomi e moduli giornalieri per la formazione continua), la consulenza per le aziende (sia quelle rivolte al mercato interno che quelle esportatrici), l’organizzazione di eventi informativi su temi disparati di stampo politico oppure dedicati alla presentazione di paesi con i quali cercare sinergie e sbocchi commerciali. Intensa è stata pure l’attività dedicata alle campagne politiche”
Albertoni, infine, ha evidenziato che la salvaguardia della stabilità (giuridica, politica, fiscale, istituzionale, ecc.) è l’elemento centrale per la competitività svizzera e ticinese e abbandonarlo sarebbe un autogol clamoroso. Servirebbero a poco nuovi strumenti di marketing territoriale, se poi non si possono dare certezze alle aziende indigene e a quelle che vorrebbero investire nel nostro paese.




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