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BELLINZONA

Tuo figlio ha il cancro? Viene prima il lavoro...

Aziende sempre meno flessibili con i genitori costretti ad assentarsi dalla professione. E le assicurazioni non garantiscono le indennità per perdita di guadagno. A lanciare l'allarme è Pierluigi Brazzola caposervizio del reparto di oncologia pediatrica presso l'ospedale San Giovanni.
Ospedale
Tuo figlio ha il cancro? Viene prima il lavoro...
Aziende sempre meno flessibili con i genitori costretti ad assentarsi dalla professione. E le assicurazioni non garantiscono le indennità per perdita di guadagno. A lanciare l'allarme è Pierluigi Brazzola caposervizio del reparto di oncologia pediatrica presso l'ospedale San Giovanni.
BELLINZONA – “Chi ha un bambino malato di tumore dovrebbe potersi assentare dal lavoro senza problemi. Invece questo non succede”. Lo dice con rammarico Pierluigi Brazzola, caposervizio di oncologia pediatrica presso l’Os...

BELLINZONA – “Chi ha un bambino malato di tumore dovrebbe potersi assentare dal lavoro senza problemi. Invece questo non succede”. Lo dice con rammarico Pierluigi Brazzola, caposervizio di oncologia pediatrica presso l’Ospedale San Giovanni di Bellinzona, unico centro in Ticino per la cura di bambini colpiti dal cancro. I datori di lavoro, sia privati sia pubblici, sono spesso poco tolleranti nei confronti dei genitori toccati dal problema e costretti ad assentarsi dal lavoro o lasciare la professione per restare vicino al proprio figlio. E le assicurazioni per questi casi non prevedono indennità per perdita di guadagno. “Il mio appello – conferma Brazzola – è rivolto agli enti assicurativi e ai politici affinché cambino qualcosa al più presto”.

È davvero così critica la situazione?
"Devo premettere che ci sono anche datori di lavoro eccezionali, sensibili e capaci di venire incontro ai loro dipendenti confrontati con simili disagi. Ma nella maggior parte dei casi non è così. Ci sono genitori che hanno dovuto prendere la decisione di rinunciare al lavoro per poter stare con il figlio, situazione questa ancora più drammatica nel caso si tratti di una famiglia monoparentale senza il sostegno di ulteriori parenti. Spesso il datore di lavoro invita il genitore a sfruttare le settimane di vacanza, oppure al limite gli concede un congedo non pagato. Le situazioni estreme sono quelle in cui il genitore si trova a dover decidere se perdere il lavoro per poter stare con il figlio. Il problema però sta a monte".

Vale a dire?
"In Svizzera, a livello di assicurazione malattia, il genitore non ha una copertura nel caso in cui il figlio si ammala gravemente e deve stargli vicino. Non sono previste indennità di perdita di salario se ci si deve assentare per curare il proprio figlio. Tutte le famiglie quindi vanno incontro a una cospicua perdita di salario, che nessuna assicurazione copre. Senza poi dimenticare che le cure stesse per una malattia tumorale hanno dei costi che spesso si avvicinano ai centomila franchi. Una cifra che, in tutti i casi, non è tutta coperta dalle casse malati".

In sintesi cosa servirebbe?
"Che le assicurazioni, in accordo con i datori di lavoro, offrissero la possibilità ai genitori con un figlio malato di assentarsi per tutto il tempo necessario, garantendo loro comunque il salario. Purtroppo le cose stanno diversamente. Associazioni come ad esempio la Lega Ticinese contro il Cancro, assieme agli assistenti sociali dell’ospedale, fanno di tutto per reperire dei fondi che contribuiscano a tappare questi buchi economici".

Quanti pazienti avete in cura?
"Nel nostro reparto abbiamo tra i dieci e quindici nuovi casi all’anno. Attualmente abbiamo circa una trentina di pazienti in cura attiva di età compresa fra i zero e vent’anni. Inoltre chi guarisce è seguito per un periodo che può andare fino a dieci anni. Inizialmente per essere sicuri del buon esito della terapia, in seguito per verificare eventuali effetti secondari tardivi della terapia".

Qual’è la percentuale di guarigione dei vostri piccoli pazienti?
"Circa l’85% riesce a sconfiggere il tumore e a riprendere una vita normale. Purtroppo a volte però siamo impotenti. I genitori sono comunque informati fin dall’inizio sulla situazione dei loro figli. Sono dunque preparati anche al peggio".

Come funziona la vostra struttura?
"Il servizio si trova a Bellinzona da inizio 2008. In precedenza era a Locarno. I ricoveri sono dettati dagli schemi di terapia, ma sempre di più si predilige una cura ambulatoriale. A volte può capitare che il paziente venga quotidianamente per seguire la terapia. Ma può rientrare sempre a casa alla sera. In generale si cerca di adeguare la terapia ai ritmi del bambino e della famiglia, nel limite del possibile, così da non allontanarlo troppo dalla realtà quotidiana. È un dettaglio importante anche dal punto di vista del recupero".

Patrick Mancini

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