«Ali G Indahouse»: demenzialità hip- hop irriverente e divertente
D opo il deludente My Little Eye di Marc Evans, un po di sana demenzialità ha riportato il buonumore venerdì sera in Piazza Grande con il britannico Ali G Indahouse di Mark Mylod. In patria, il personaggio interpretato da Sacha Baron Cohen è già popolarissimo grazie alle trasmissioni tv The 11 OClock Show e Da Ali G Show: Ali G è la caricatura del ragazzo bianco che scimmiotta comportamenti e look hip- hop da ghetto afro- americano. Vive in un mondo tranquillo e pulito, ma si atteggia a duro di strada, ( senza ovviamente doversi scontrare con la realtà dalla quale prende i suoi modelli di riferimento). Parla in slang, tratta le donne come « pezzi di carne » e si veste allultimo grido della moda « rap » . In fondo però, il prode Ali ( che di vero nome fa Aleister) è solo un bravo ragazzo per quanto ridicolo, « fumato » e perennemente arrapato. In questa sua prima apparizione cinematografica lo vediamo cercare di salvare il centro giovanile di Staines, che il governo vuole chiudere. Ce la farà, venendo coinvolto in un complotto politico. Il losco vicecancelliere Carlton ( Charles Dance) ha un piano segreto per rovesciare il suo capo, il primo ministro ( Michael Gambon): affiancargli un candidato assolutamente idiota che gli faccia perdere le elezioni. E chi meglio di Ali ( per dirne una, la sua soluzione al problema dellimmigrazione è quella di concedere il visto dingresso solo alle ragazze con un bel fisico) può ricoprire questo ruolo? Se non che, inaspettatamente, un po come in Oltre il giardino con Peter Sellers, le stupidaggini di Ali vengono prese come perle di saggezza, e il nostro viene eletto in parlamento. Tra irriverenti scurrilità di ogni genere che non risparmiano neppure... la Regina , droga e sesso a volontà, il nostro finisce pure per risolvere una crisi internazionale tra il Chad e il Burkina Faso. Il livello, come direbbe Pazzaglia, è basso. Ma, nella sua assoluta trivialità, il film mantiene quello che promette: risate facili.




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