«Ha combattuto contro l'Isis. È un eroe. Liberatelo»

Una lettera recapitata all’ambasciatore siriano a Berna denuncia la detenzione arbitraria di Suleiman Khalil.
Una lettera recapitata all’ambasciatore siriano a Berna denuncia la detenzione arbitraria di Suleiman Khalil.
BERNA / DAMASCO - Un gruppo di parlamentari svizzeri ha inviato una lettera all’ambasciatore siriano in Svizzera, Haydar Ali Ahmad, sollecitando la liberazione di Suleiman Khalil, ex sindaco della città siriana di Sadad, situata nella provincia di Homs. Il politico era stato fermato dai Servizi di sicurezza siriani nove mesi fa senza essere formalmente accusato di alcun crimine. Rimane avvolto nel mistero il motivo del suo arresto.
Il gruppo di consiglieri nazionali, tra cui figurano Marc Jost, Andreas Gafner e Martin Haab, chiede il rispetto del diritto internazionale e delle garanzie procedurali. «Invitiamo le autorità competenti a considerare il suo rilascio o, quantomeno, a tutelarne i diritti secondo gli standard internazionali» si legge nella lettera, in cui si sottolinea come «il rispetto del giusto processo sia essenziale per rafforzare la fiducia pubblica nelle istituzioni siriane».
Marc Jost ha definito la liberazione dell’ex sindaco «un passo importante per dimostrare l’impegno del nuovo governo siriano verso i diritti umani e lo Stato di diritto». Gafner ha inserito la vicenda nel contesto più ampio delle difficoltà che i cristiani continuano ad affrontare nel Paese: «Non possiamo assistere in silenzio mentre discriminazioni, attacchi terroristici e ingiustizie — come la detenzione di Suleiman Khalil — costringono i cristiani a lasciare la loro terra».
Sulla stessa linea anche Haab: «Khalil si è impegnato in prima linea per proteggere la sua comunità dalla minaccia dell’ISIS. È un eroe e deve essere liberato immediatamente».
L'ONG Christian Solidarity International (CSI) ha annunciato una campagna per chiedere il rilascio del politico siriano, invitando i sostenitori a scrivere direttamente al ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shibani attraverso il proprio sito.
Ignote le ragioni dell'arresto - Fonti locali riferiscono che gli agenti avrebbero perquisito la casa di Khalil alla ricerca di armi - a quanto pare senza esito - prima di trasferirlo in una struttura militare a Homs.
Senza accuse formalizzate né un processo all’orizzonte, Khalil rimane in detenzione. Organizzazioni per i diritti umani parlano di una misura punitiva di natura politica e insistono affinché il suo caso venga riesaminato da un’autorità indipendente.





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