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SAN GALLOQuando la parola della vittima non basta

10.02.22 - 23:59
Un rapporto non consenziente oggi in tribunale a San Gallo rinnova un dibattito infinito sulla tutela di chi li subisce
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Fonte 20 Minuten/Leo Butie
Quando la parola della vittima non basta
Un rapporto non consenziente oggi in tribunale a San Gallo rinnova un dibattito infinito sulla tutela di chi li subisce
Davanti al giudice quanto successo nel 2019, dopo una notte di bagordi, fra due ventenni

SAN GALLO - Dopo una serata con gli amici fuori, a bere pesantemente, nelle primissime ore del giorno ha lasciato la discoteca per tornare a casa. Fuori dal locale l'incontro con un conoscente che la invita a casa sua. Fino a qui le versioni di lei e di lui, combaciano - poi - come scrive 20 Minuten, le cose iniziano a differire parecchio.

Secondo lei, che oggi ha 24 anni (ma quando sono successi i fatti ne aveva 21) lei non gli avrebbe mai detto che voleva dormire assieme a lui, ma sul divano.

Per lui, che di anni ne ha 23 ed era giovedì a processo per quanto successo in quella notte del 2019, invece era vero il contrario: «Mi ha detto che voleva che dormissimo assieme, non era così ubriaca, ha fatto anche i 5 piani di scale per arrivare a casa mia», ha testimoniato, «una volta fra le coperte è iniziato così, carezze, baci, ci siamo toccati...».

La versione di lei, invece, è più inquietante: «All'improvviso sentito che qualcuno mi baciava il collo, gli ho detto che non volevo ma poi non ce l'ho più fatta, ero esausta, e l'ho lasciato fare. Ho lasciato che succedesse», ha dichiarato davanti alla Corte con la voce spezzata raccontando quel rapporto subìto contro la sua volontà

Per il giovane l'accusa portata davanti al giudice dal procuratore pubblico è di atti ses­suali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere (articolo 191 del codice penale). La condanna massima è di 10 anni di carcere.

«L'imputato sapeva che la vittima aveva bevuto molto e ne ha approfittato», ha argomentato l'accusa che ha definito la versione della ragazza «estremamente più credibili di quella dell'imputato».

Dal punto di vista della difesa però dev'essere piena assoluzione. Il motivo? «È arrivata fin lì da sola e di sua volontà, a questo punto non si può parlare di ubriachezza». L'imputato, inoltre, «era convinto in buona fede che il rapporto fosse consensuale».

Alla fine il giudice darà ragione a lui, il motivo è da ricercare nel fatto che si tratta di un processo basato su solo due versioni dei fatti. Detto brutalmente: «Era la parola di lui contro quella di lei».

E in questi casi, purtroppo anche in Svizzera, la vittima non è quella che in tribunale ha il coltello dalla parte del manico: «La legge non permette di giudicare quale sia la versione più credibile», ha spiegato il Giudice con una sentenza che riassume bene le problematiche giuridiche di un caso di questo tipo.

Se è vero che è presumibile che la ragazza non volesse fare sesso è allo stesso tempo che l'imputato «non lo ha capito e ha pensato che ci fosse un consenso esplicito», anche se - di fatto - non c'era.  

L'accusa, se lo vorrà, potrà ricorrere in appello.

Avete subito abusi, o conoscete persone che hanno subito abusi e cercate aiuto?

Telefonicamente, potete contattare la Polizia (117), il Telefono amico (143) e Pro Juventute (147)

In alternativa si può consultare la guida di Aiuto Alle Vittime Svizzera (a questo link) o quella di Salute Sessuale Svizzera (a questo link).

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