L'atroce massacro che segnò per sempre la Svizzera

Dieci anni dopo, il quadruplice omicidio di Rupperswil resta una delle pagine più nere della cronaca elvetica. Il killer pedofilo Thomas N. però spera ancora nella possibilità di una terapia.
Dieci anni dopo, il quadruplice omicidio di Rupperswil resta una delle pagine più nere della cronaca elvetica. Il killer pedofilo Thomas N. però spera ancora nella possibilità di una terapia.
Sono passati dieci anni, eppure quanto accaduto a Rupperswil la mattina del 21 dicembre resta indelebilmente marchiato nella coscienza collettiva.
Quattro persone assassinate in maniera brutale, un bambino violentato, una casa data alle fiamme e il classico criminale insospettabile: ci sarebbero tutti gli elementi per una serie tv di successo, e invece si parla di un orrore realmente accaduto e, senza dubbio, di una dei più cupi casi di cronaca della storia Svizzera.
Un rogo all'alba - Quel 21 dicembre 2015, l'atmosfera natalizia del paesino argoviese venne turbata dalla notizia che i pompieri fossero intervenuti per spegnere un incendio scoppiato nella casa della quarantottenne Carla Schauer-Freiburghaus che vi abitava con i figli Dion, di diciannove anni, e Davin di tredici, oltre che al compagno cinquantenne della donna Georg Metger
Una volta domate le fiamme, all'interno dell'abitazione devastata, vennero rinvenuti quattro cadaveri che sembravano però non essere deceduti a causa del fuoco. Si trattava della madre di famiglia, dei suoi figli e di Simona Fas, un'amica - verosimilmente la “morosa” - del diciannovenne Dion.
20 MinutenLa vicenda assunse subito dei contorni inquietanti, soprattutto quando un vicino di casa raccontò che essendo passato a trovare Carla, per portare il suo cane a fare una passeggiata, quest'ultima si fosse limitata a passargli l'animale da uno spiraglio della porta per poi richiuderla immediatamente con una certa fretta.
All'uomo tale comportamento apparve subito strano e confermò i sospetti della polizia che si fosse trattato di un delitto brutale e a opera di un estraneo alla famiglia della vittima. La comparazione del Dna dell'ex marito della donna, e padre dei suoi figli, e del suo attuale compagno con quello ritrovato sul luogo del delitto diede esito negativo, motivo per cui, dopo cinque mesi di indagini, le autorità investigative fecero richiesta a Google per conoscere gli indirizzi IP dei computer dai quali risultassero delle ricerche sulla famiglia Schauer-Freiburghaus nel periodo di poco antecedente a quello degli omicidi
Il perfetto sconosciuto - Il risultato di questo tipo di ricerca fu inconfutabile, e portò la polizia sulle tracce di Thomas N., un trentatreenne che coabitava in una casa del paese con la mamma, conosciuto come allenatore e manager di una squadra giovanile di calcio. L'uomo, non solo aveva effettuato diverse ricerche online sulla vittima ed i suoi figli, ma il cellulare di sua proprietà era stato molto attivo nella zona in cui era avvenuto il quadruplice omicidio nei mesi precedenti la strage.
L'unico giorno in cui ciò non era accaduto era stata proprio la mattina del 21 dicembre a riprova, molto probabilmente, che l'uomo avesse adottato degli accorgimenti per non farsi identificare in zona. Fermato dalla polizia a un posto di blocco l'11 maggio del 2016, all'uomo venne prelevato un campione di Dna che, risultando compatibile con quello rinvenuto sul luogo del delitto, portò il giorno dopo al suo arresto.
Polca AGIl contenuto dello zaino di Thomas N. , laccetti, nastro adesivo, corde e una pistola tedesca della seconda guerra mondiale.Nello zaino che l'uomo indossava vennero rinvenuti una vecchia pistola dell'esercito svizzero, un coltello, un acceleratore per il fuoco, corda, fascette, nastro adesivo e diversi sex toys. Nel suo appartamento vennero rinvenuti oltre mille video e dieci mila foto di contenuto pedopornografico, e un quaderno nel quale erano stati elencati i nomi di undici ragazzini in età preadolescenziale molto simili a Davin, il figlio tredicenne di Carla, di cui l'uomo si era invaghito.
Si scoprirà successivamente che due di questi ragazzini, residenti nei cantoni Soletta e Berna, erano già stati contattati dal pedofilo che, il giorno prima del suo arresto, si era recato a effettuare un sopralluogo nella città in cui abitava una delle sue potenziali vittime, annotando nel suo quaderno le abitudini quotidiane della famiglia del ragazzo e l'indirizzo di due banche site nei pressi dell'abitazione dove questo viveva.
Un piano perverso e la violenza inenarrabile - Thomas N. aveva notato Davin mentre portava a passeggio i suoi cani e, in breve tempo, l'idea di doverlo avvicinare era diventata una vera e propria ossessione tanto da appuntare meticolosamente nel suo diario l'intero piano omicida: «una lettera della scuola, una rapina, lo stupro del minore, l'omicidio e l'incendio doloso».
Tenendo fede a quanto stabilito, dopo essersi accertato che Georg Metger fosse uscito di casa per recarsi al lavoro, il pedofilo si recò a casa di Carla spacciandosi per uno psicologo della scuola frequentata da Davin e, sostenendo che il ragazzino fosse stato coinvolto in atti di bullismo, riuscì a introdursi a casa della sua vittima per attuare il suo sanguinoso proposito.
Polca AGCarla, immortalata in una delle telecamere di sicurezza di una delle banche in cui si era recata a prelevare i soldi.È proprio a questo punto, verso le 9:30 del mattino, che il vicino di casa di cui si è già accennato si era recato nell'abitazione di Carla per portare a passeggio il cane della donna, notando un comportamento sospetto.
Dopo aver minacciato il tredicenne con la pistola in suo possesso, e aver legato tutte le persone presenti in casa tranne Carla, l'uomo intimò a quest'ultima di recarsi in due banche della zona e prelevare migliaia di franchi, pena l'uccisione dei suoi figli. Proprio lì, le videocamere a circuito chiuso, immortaleranno l'ultima immagine in vita della donna.
Una volta tornata con la cifra richiesta, anche la donna venne legata, imbavagliata e costretta dal killer, come il resto della famiglia tenuta prigioniera, ad assistere alle violenze sessuali perpetrate su Davin con i sex toys in suo possesso. Tali violenze vennero anche filmate con il cellulare per poter finire nell'ampia collezione di filmati pedopornografici del pedofilo. Dopo lo stupro di Davin, Thomas N. uccise le sue vittime iniziando da Dion, che era riuscito a liberarsi dalla fascette con le quali era stato legato, tagliando loro la gola.
Polca AGLa ricostruzione degli spostamenti di Carla, il giorno del massacro.Successivamente appiccò il fuoco grazie all'acceleratore che aveva con sé per tentare di distruggere tutte le tracce che aveva lasciato sul luogo del crimine. Una volta compiuto il massacro, come se nulla fosse, l'uomo si fece una doccia, portò a spasso i suoi cani e trascorse una tranquilla serata con gli amici in un ristorante di Zurigo e successivamente al Casinò. Usando i soldi rubati alla Schauer-Freiburghaus si comprò anche degli abiti firmati e pagò una vacanza sulla neve per sé e sua madre.
«Sì, vostro onore, sono un pedofilo» - Dopo una delle più dispendiose e complesse indagini della storia penale svizzera il processo contro Thomas Nick ebbe inizio il 13 marzo del 2018 davanti al Tribunale distrettuale di Lenzburg. «Sono un pedofilo» disse l'assassino «ma vorrei cambiare per mia madre».
Durante il processo, il killer mostrò più dispiacere per la delusione data alla madre per non essersi realmente laureato in Scienze come le aveva raccontato che nei confronti delle quattro persone da lui barbaramente uccise.
L'uomo venne condannato a una pena detentiva a vita, essendo stato ritenuto colpevole di molteplici reati quali assassino plurimo, ripetuta estorsione, sequestro di persona, atti sessuali con un minorenne, ripetuta coazione sessuale, incendio intenzionale, possesso di materiale pornografico proibito e atti preparatori punibili in vista di altri crimini.
Thomas N. venne inoltre condannato all'internamento ordinario, essendogli state inibite delle misure terapeutiche di lunga durata per mancanza delle condizioni richieste per il trattamento stesso, dovendo invece seguire una terapia ambulatoriale e a pagare la cifra di settecento mila franchi quale risarcimento ai famigliari delle vittime.
Il timore che possa essere curato - Ha generato preoccupazione la notizia, arrivata a inizio ottobre, che l'oggi 42enne potrà - contrariamente a quanto sancito dalla Corte - ricevere un trattamento terapeutico all'interno del carcere.
A deciderlo è stato il Tribunale amministrativo del canton Argovia che ha parzialmente accolto un ricorso presentato dallo stesso condannato. Il motivo iniziale del divieto era legato al fatto che, dal ricorrente, «non sia lecito aspettarsi alcun significativo successo di reinserimento sociale».
A decider se così sarà, o meno, toccherà al Tribunale federale che - come riportato dall'agenzia di stampa svizzera Ats - ha presentato ricorso «data l'eccezionale gravità del caso e l'importanza della sicurezza pubblica», ha confermato il Ministero pubblico del canton Argovia.








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