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SVIZZERA

Il grido d'allarme svizzero su Gaza: «Senza farina e senza acqua, situazione inaccettabile»

Stephen Cornish, direttore generale di Medici Senza Frontiere Svizzera, accusa i leader internazionali di scarso interesse per risanare la situazione
AFP
Il grido d'allarme svizzero su Gaza: «Senza farina e senza acqua, situazione inaccettabile»
Stephen Cornish, direttore generale di Medici Senza Frontiere Svizzera, accusa i leader internazionali di scarso interesse per risanare la situazione

«È un periodo difficile. A livello umanitario, quasi tutti gli indicatori stanno peggiorando. È quasi diventato normale che strutture civili, civili stessi, operatori umanitari, lavoratori e ospedali vengano presi di mira intenzionalmente». Lo sfogo arriva da Stephen Cornish, direttore generale di Medici Senza Frontiere Svizzera, avvicinato dai colleghi di 20 Minuten durante il Simposio di San Gallo.

Una situazione critica, quella descritta da Stephen Cornish, che riguarda praticamente tutto il Sudan, la Striscia di Gaza, ma anche l'Ucraina. «Purtroppo - aggiunge - né i principali leader politici, né le Nazioni Unite, né altri che potrebbero esercitare pressione diplomatica mostrano di avere un barometro morale per contrastare queste violazioni e il disprezzo del diritto internazionale umanitario».

Parole che non possono non portare lo sguardo su quanto sta accadendo in Palestina, dove gli operatori di Medici Senza Frontiere stanno incontrando parecchi problemi. «Abbiamo grandi difficoltà a fornire assistenza medica di base, acqua e servizi igienico-sanitari a centinaia di migliaia di persone che sono state sfollate più volte. Abbiamo assistito all’uso di tattiche d’assedio medievali. Per oltre 60 giorni nessun medicinale, nessun sacco di farina, nessuna goccia d’acqua ha potuto raggiungere la Striscia di Gaza. Questo è inaccettabile. Le parti in conflitto sono obbligate a permettere a organizzazioni come la nostra di operare, affinché possiamo soddisfare i bisogni fondamentali della popolazione. Più di 400 operatori umanitari sono stati uccisi».

E tutto ciò mentre sull'intera zona continuano a piovere bombe. «Nei conflitti sono sempre i civili a soffrire di più – tutte le parti coinvolte ne sono colpite, e molti lottano in seguito con disturbi post-traumatici. La mia solidarietà va alle famiglie israeliane i cui cari sono tenuti in ostaggio da oltre due anni».

Dopo mesi di blocco della Striscia di Gaza, le autorità israeliane ora permettono l'arrivo di aiuti umanitari. «Sì, ma sono in quantità ridicolmente esigue», fa notare Cornish. Sembra che vogliano evitare l’accusa di affamare la popolazione di Gaza, pur mantenendola appena in vita. È un tentativo di strumentalizzare gli aiuti per raggiungere gli obiettivi militari delle forze armate israeliane».

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