Rubinetti chiusi all'UFSP, la sinistra s'inquieta, la destra applaude

Dal 2026, l'Ufficio federale di sanità pubblica dovrà risparmiare undici milioni di franchi. Questo andrà a pesare sulla prevenzione.
BERNA - A seguito delle misure di risparmio prese dal Consiglio federale e dal Parlamento, dal prossimo anno l'Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP) dovrà limitare alcuni compiti e abbandonarne altri. Tra i tagli più rilevanti figurano la banca dati sui farmaci pediatrici, il piano generale per la ricerca biomedica e diversi programmi di prevenzione, in particolare sul posto di lavoro e nell'ambito delle disuguaglianze sanitarie.
Tagli, questi, che non sono piaciuti all'Alleanza svizzera per la salute (ASC) che ha criticato «la mancanza di una visione a lungo termine» del Governo federale, sottolineando quanto la prevenzione sia una leva essenziale per ridurre i costi della sanità. L'organizzazione ha pure ricordato che «quasi un terzo degli svizzeri soffre di una malattia non trasmissibile e che l'80% dei costi sanitari è legato a questo».
Una decisione che divide il mondo politico - A sinistra, la preoccupazione è palpabile. «Si tratta di un pericoloso attacco al sistema sanitario», afferma la consigliera nazionale socialista Sarah Wyss (BS) specializzata in questioni sanitarie. A preoccuparla particolarmente è la riduzione dei fondi per la medicina di genere e pediatrica. «Lo abbiamo visto con la pandemia: non investire nella sanità può essere costoso a lungo termine», insiste la deputata basilese accusando la maggioranza borghese in Parlamento di effettuare tagli «ideologici e inutili».
A destra, naturalmente i toni sono molto differenti. Per il consigliere nazionale dell'UDC Rémy Wyssmann (SO) questi timori sono infondati. «L'UFSP si è preoccupato di preservare i settori strategici», ricorda il deputato, precisando che - a suo modo di vedere - i risparmi sono una necessità. «Il Dipartimento è sovradimensionato, abbiamo bisogno di meno burocrati e più medici di famiglia».
Nonostante le critiche, l'UFSP ha già pianificato una riduzione di 19,5 posti equivalenti a tempo pieno, attraverso prepensionamenti e riduzioni del personale, oltre a circa 15 licenziamenti. Resta da vedere se questi tagli al budget non avranno alla fine un effetto boomerang sui costi del sistema sanitario.




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