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SVIZZERA

I top manager delle grandi imprese parlano sempre più straniero

Nelle direzioni solo uno su due è svizzero
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Fonte Ats
I top manager delle grandi imprese parlano sempre più straniero
Nelle direzioni solo uno su due è svizzero

BERNA - I vertici aziendali svizzeri non sono mai stati così internazionali: secondo uno studio della società di reclutamento di personale Guido Schilling solo il 51% dei membri delle direzioni delle 100 maggiori aziende del paese ha il passaporto rosso. Si tratta di un nuovo minimo storico, riferisce oggi la SonntagsZeitung.

Nelle imprese quotate in borsa nell'SMI - l'indice dei 20 titoli principali - la percentuale di cittadini elvetici è addirittura solo del 27%. La maggior parte dei manager e dei membri dei consigli di amministrazione proviene dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Francia.

Quando nel 1997 l'americano Jeff Katz venne nominato CEO di Swissair la notizia ebbe l'effetto di una bomba, ricorda in dichiarazioni riportate dal domenicale Björn Johansson, uno dei più celebri cacciatori di teste del paese. Oggi nessuno si stupisce più che gruppi come Novartis, Richemont, Logitech o Swiss Re non abbiano né un CEO svizzero né un presidente del consiglio di amministrazione svizzero.

L'esperto mette in guardia: "Diventa problematico quando le posizioni chiave nelle aziende sono occupate quasi esclusivamente da stranieri". A suo avviso il successo della Confederazione si basa su valori condivisi e su un alto livello di fiducia tra politica ed economia. Per mantenerlo, in futuro sarà necessario "un nuovo equilibrio" tra membri elvetici e internazionali negli organi direttivi, si dice convinto lo specialista.

Ma c'è un problema: la domanda di dirigenti svizzeri supera di gran lunga l'offerta. Le aziende elvetiche sono sproporzionatamente grandi, mentre la popolazione è relativamente piccola. Secondo Johansson occorre quindi promuovere maggiormente i talenti locali.

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