Il mister non è stato licenziato tanto per gli ultimi risultati - comunque pessimi - quanto piuttosto per le anticipazioni sul suo futuro, che hanno destabilizzato l'ambiente
LUGANO - La notte ha portato consiglio ad Angelo Renzetti il quale, per nulla sbollita la rabbia dopo le esternazioni di Pier Tami nel post-partita di Basilea, ha deciso di chiudere immediatamente il rapporto lavorativo.
L'avventura del 56enne tecnico ticinese sulla panchina bianconera è dunque andata in archivio senza troppi sorrisi, "nascosta" da troppe ombre anziché resa preziosa da grandi luci. Partito con in testa un chiaro progetto, cominciata la propria sfida mettendo il gioco al centro di tutto, Tami si è trovato di fronte mille problemi. A un avvio convincente, ha infatti fatto seguito una profonda crisi autunnale. Gli screzi con il presidente hanno poi reso instabile il rapporto già a novembre. I risultati - quelli del campionato almeno, non certo quelli di Coppa Svizzera o quelli altalenanti dell'Europa League - in quell'occasione sono andati in soccorso dell'allenatore, che ha così potuto vivere una sosta serena. E ha potuto vedere i suoi correre a grandissima velocità anche a inizio girone di ritorno. Poi le sconfitte, le incertezze, i malumori... Il rinnovo di contratto che non è mai arrivato avrebbe dovuto far suonare un campanello d'allarme. Campanello che si è trasformato in sirena dopo Basilea. La prestazione "molle" e la comunicazione dell'addio che aveva il sapore di una resa: Tami si è alzato quasi volontariamente da una panchina divenuta improvvisamente scomodissima. Ha fornito un assist per un esonero imprevisto anche se non del tutto immotivato.
A questo punto, con Abascal (quasi certo) o Sforza, a Lugano non devono in ogni caso più pensare a quel che è stato. Piuttosto l'attenzione di tutti dev'essere rivolta verso un futuro che si chiama Thun, Sion e Grasshopper, ovvero ai tre match che, la prossima settimana, potrebbero decidere buona parte del futuro del club.