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CICLISMO

Rubens Bertogliati: "Quando non correrò più tornerò a studiare"

L'atleta della Diquigiovanni-Androni conferma l'ottimo stato di forma ma mantiene i piedi per terra: "Nello sport è fondamentale anche la fortuna e il limite fra vittoria e piazzamento è spesso delicato".
Rubens Bertogliati campione svizzero a cronometro (Ti-Press/Dominic Favre)
Rubens Bertogliati: "Quando non correrò più tornerò a studiare"
L'atleta della Diquigiovanni-Androni conferma l'ottimo stato di forma ma mantiene i piedi per terra: "Nello sport è fondamentale anche la fortuna e il limite fra vittoria e piazzamento è spesso delicato".
SPORT: Risultati e classifiche
LUGANO – Rubens Bertogliati è stato il primo ticinese ad indossare la maglia gialla al Tour de France, una carriera premiata da tanti piazzamenti importanti e molte vittorie prestigiose, ma anche caratterizzata da diversi infortuni....

LUGANO – Rubens Bertogliati è stato il primo ticinese ad indossare la maglia gialla al Tour de France, una carriera premiata da tanti piazzamenti importanti e molte vittorie prestigiose, ma anche caratterizzata da diversi infortuni. Dall'anno scorso il corridore della Diquigiovanni-Androni è tornato in ottima forma e ieri è addirittura riuscito a conquistare il titolo di campione svizzero a cronometro.

Rubens, è stata una vittoria aspettata?

Sicuramente dopo l'annuncio della rinuncia di Fabian Cancellara mi sono sentito il favorito, dato che l'anno scorso ero arrivato secondo. E' stata comunque una prova molto dura, perché non avevo nelle gambe una corsa recente, l'ultimo impegno è stato il Giro d'Italia.

Sicuramente una soddisfazione unica.

Per uno svizzero indossare la maglia rossocrociata credo che sia l'orgoglio più grande, nel mio caso è stata un'emozione ancora più forte che quella sentita conquistando la maglia gialla al Tour de France. Certo, la competizione francese è stata importante nel 2002, e non capita spesso, a meno che non ci si chiami Lance Armstrong, ma nel 2009 questa vittoria ha tutto un altro significato.

La vittoria è la conferma di un ottimo stato di forma.

E' dall'anno scorso che ho raggiunto un buon livello, ma vincere non è mai facile, nello sport è fondamentale anche la fortuna e il limite fra vittoria e piazzamento è spesso delicato e sottile. Dopo l'ottimo 2002, ad esempio, ho avuto una serie di infortuni che mi hanno impedito di affrontare tante gare a cui tenevo, è bastato poco perché cambiasse tutto.

Quali sono i tuoi prossimi impegni?

Con la mia squadra proseguirò i campionati nazionali, mentre a luglio ci saranno impegni in Austria e soprattutto in Italia.

A settembre poi ci saranno i Mondiali di Mendrisio.

L'essermi laureato campione svizzero a cronometro è un biglietto da visita che apre molte porte, spero di poter dimostrare anche nei prossimi mesi, fra agosto e settembre, la mia buona condizione per potermi presentare al meglio ad un appuntamento così importante sia su strada che a crono. Le prove in linea sono più adatte a me, ma, se la condizione rimane, anche nelle prove contro il tempo credo che potrò dire la mia.

Cosa vedi nel tuo futuro oltre la carriera sportiva?


Indipendentemente dal tipo di successi che si riescono a conseguire, nel ciclismo dopo i trent'anni non si sa quanto si potrà proseguire, quindi potrebbe essere il momento per riprendere gli studi, a me non dispiacerebbe.

Che diploma hai conseguito?

Ho concluso il liceo scientifico, sono felice di aver terminato un primo ciclo, perché è importante avere anche questa sicurezza, una base, lo consiglio a tutti i giovani sportivi, non si sa mai cosa ci può proporre la vita.

Un momento importante per la tua carriera lo hai vissuto proprio durante gli ultimi due anni di scuola.

E' stato uno dei periodi più difficili della mia vita, ho dovuto decidere seriamente se dedicarmi completamente al ciclismo, facendolo diventare un mestiere, o se coltivarlo come una passione e proseguire negli studi universitari. Gli impegni aumentavano su tutti e due i fronti, non potevo affrontare in modo adeguato le diverse attività, e, siccome non mi piace fare le cose a metà, credo di aver preso la decisione più giusta.

 

Foto d'apertura: Keystone/Dominic Favre

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