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Stelio Belloni

Smartphone sotto l’albero: no, grazie!

Stelio Belloni, già direttore di scuola media.
Stelio Belloni
Fonte Stelio Belloni
Smartphone sotto l’albero: no, grazie!
Stelio Belloni, già direttore di scuola media.

MORBIO INFERIORE - No, non preoccupatevi. Nessun’altra raccolta di firme…

Raccoglieranno però buoni frutti coloro che decideranno di non mettere sotto l’albero uno smartphone o uno smartwatch come regalo per i per i figli non ancora quindicenni.

Sia ben chiaro che non voglio demonizzare questo mezzo di comunicazione, ma ritengo che, prima di consegnarlo, sarebbe opportuno che vi sia una sensibilizzazione in merito al suo utilizzo.

Aggiungo che, per proporre una sensibilizzazione e poi un’efficace formazione, il destinatario dovrebbe avere delle capacità mentali in grado di recepire importanti messaggi, e non solo relativi agli aspetti tecnologici: ciò che non è il caso per i nostri giovani di 8-13 anni.

L’iniziativa che è stata proposta recentemente (sostenuta pure dai pediatri della Svizzera italiana) propone una limitazione dell’utilizzo dello smartphone a scuola. Condivido in parte le idee degli scettici su questo tema: la scuola non deve porre dei divieti, bensì educare. Ma come si possono educare dei giovani che hanno già sperimentato senza limiti l’uso di questi mezzi? Sarebbe come andare ad insegnare educazione sessuale a adulti che hanno già vissuto diverse esperienze in quell’ambito.

Però, in attesa di una regolamentazione federale, ben venga questa iniziativa che, in un momento dove per molti giovani è già troppo tardi, limiti l’utilizzo degli smartphone durante la giornata. Sicuramente creeremo le condizioni affinché gli allievi che si recano a scuola con grande anticipo di trascorrere il loro tempo a scrivere e ricevere messaggi effimeri o - ancor peggio - a guardare video ispirati alla violenza o a sfondo sessuale e a registrare filmati che imitino queste scene. Oppure ancora, che in classe non abbiano la continua tentazione di guardare nelle loro cartelle per controllare se siano giunti nuovi messaggi.

Eviteremo inoltre che un abuso nel loro utilizzo possa portare a dipendenze, all’estraniarsi dalla società reale o ancor peggio a essere colpiti da disturbi socio-relazionali (vedi il tragico fenomeno degli “Hikikomori” in Giappone).

Già ora la legge indica che i “telefonini” a scuola non devono essere accesi e/o visibili. Ma facciamo un passo in più per i nostri giovani. Fino a 15 anni consegniamo loro solo telefoni cellulari che non siano predisposti per la connessione a internet, ma che consentano chiamate telefoniche e invio di sms. Sarà poi necessario che tutti gli attori in campo educativo - la scuola e soprattutto i famigliari (che sono alla fine coloro che si assumono la responsabilità dell’acquisto) – assumano a fondo il compito di sensibilizzare i giovani su pericoli e opportunità della rete, facendo così un primo passo verso la tutela della salute mentale degli adolescenti.



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