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Andrea Togni

Lugano: rigore, visione e coraggio

Andrea Togni, consigliere comunale PLR di Lugano
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Lugano: rigore, visione e coraggio
Andrea Togni, consigliere comunale PLR di Lugano
Nel dibattito sulla gestione finanziaria, il confronto si polarizza spesso tra due opposti: da un lato chi invoca il rigore come fine a sé stesso, dall’altro chi chiede maggiori investimenti e spesa pubblica senza affrontare la sostenibilità di l...

Nel dibattito sulla gestione finanziaria, il confronto si polarizza spesso tra due opposti: da un lato chi invoca il rigore come fine a sé stesso, dall’altro chi chiede maggiori investimenti e spesa pubblica senza affrontare la sostenibilità di lungo periodo. Eppure, non solo è possibile coniugare rigore e progettualità, è l’unica strada credibile per garantire sviluppo, competitività ed una socialità attenta e presente.

Il rigore finanziario non va confuso con l’austerità cieca. Non significa smettere di far politica. È invece la condizione per restituire alla Città margini di manovra, capacità di scelta e solidità nella pianificazione. In qualsiasi ambito, avere conti solidi significa poter decidere dove e come intervenire, senza essere schiacciati da un’evoluzione galoppante della spesa corrente o da un indebitamento strutturale che non ci si può permettere.

Il rigore da solo non basta. Serve visione e coraggio. Lugano dispone di un patrimonio immobiliare importante, in alcuni casi mal utilizzato o sfruttato in modo non strategico. In un contesto di risorse limitate, è essenziale mettere a reddito – in modo innovativo e provocante – i cespiti della città, immobili o terreni che siano. Non si tratta di “svendere”, ma di valorizzare: ripensare, riqualificare, cedere, affittare, co-gestire, far gestire. Ogni oggetto deve essere analizzato per verificarne l’aderenza ai bisogni reali della collettività e la sua potenzialità. Questo non solo per migliorare i conti, ma per generare capacità finanziaria necessaria per investimenti e socialità, oltre che per realizzare opportunità concrete per cittadini, associazioni e imprese.

Parallelamente, è indispensabile distinguere in modo netto tra spesa corrente e investimenti. La prima deve essere sotto controllo, oggetto di monitoraggio costante e valutata in termini di efficienza e impatto. Gli investimenti, invece, devono essere selettivi e guidati da una logica di impatto: infrastrutture utili, innovazione urbana, interventi che migliorano la qualità della vita e generano ricadute sul territorio. Questo approccio richiede rigore metodologico e coraggio politico: non tutto può essere finanziato, ma ciò che si finanzia deve avere senso, prospettiva e ritorno economico e sociale.

Anche in ambito sociale, serve uno sguardo nuovo: occorre uscire dalla logica della spesa come risposta automatica ai bisogni, per passare a una logica di sprono a ripartire, con progetti che rafforzino la capacità delle persone di essere attive, autonome e partecipi alle dinamiche del territorio.

Non bisogna smettere di parlare di fiscalità. Sebbene il moltiplicatore non sia un tabù, il suo mantenimento o riduzione devono rimanere un obiettivo preciso: controllo dei costi, razionalizzazione interna e burocrazia, valorizzazione patrimoniale, attrattività. Non servono slogan, servono competenza e determinazione e la volontà di mettere in discussione lo status quo, anche di spese approvate o di progetti in gestazione da anni e basare l’azione su una politica sobria, fondata su numeri solidi, scelte chiare e orientamento al risultato.

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