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Nello Broggini

Un NO convinto all’iniziativa “Per un freno ai costi”

Dr. med. Nello Broggini, Vicepresidente Ordine dei Medici Cantone Ticino
Nello Broggini
Un NO convinto all’iniziativa “Per un freno ai costi”
Dr. med. Nello Broggini, Vicepresidente Ordine dei Medici Cantone Ticino
Il 9 giugno saremo chiamati a votare sull’iniziativa federale avanzata da Il Centro “Per un freno ai costo della sanità”. In pratica se i costi della sanità in un anno superano il 20%l’aumento dei salari, i costi verranno bloccati dalla Co...

Il 9 giugno saremo chiamati a votare sull’iniziativa federale avanzata da Il Centro “Per un freno ai costo della sanità”. In pratica se i costi della sanità in un anno superano il 20%

l’aumento dei salari, i costi verranno bloccati dalla Confederazione e dai Cantoni. L’aumento dei costi per quell’anno non verrà riconosciuto e varrà il budget dell’anno

precedente. Questo significa introdurre il concetto di Budget globale: io ti dò una somma da spendere, se la superi dovrai introdurre i risparmi necessari al tuo interno. Facile da dirsi, ma è davvero possibile? No! E soprattutto questo non porterebbe ad una diminuzione dei premi, che è ciò che interessa ai cittadini. Perché? I costi della sanità aumentano in modo costante del 2,5-3% all’anno (nel 2021 del 5,9% con il COVID), non solo da noi ma in tutta l’Europa. Tant’è vero che la sanità da noi richiede il 12% del PIL (11,7% nel 2022 per un lieve calo della spesa),rispetto al 12,4%-12,8% in Francia, Germania, Regno unito e al 17% negli Stati Uniti! Hanno una migliore sanità? Per nulla. Perché un aumento è fisiologico? Per due motivi principali: l’invecchiamento della popolazione è sicuramente il fattore principale. In Ticino quasi il 30% della popolazione supera i 65 anni ed il 15% supera gli 80 anni (in Svizzera il 22% e rispettivamente il 12%). Se un paziente di 60 anni costa mediamente 5’000 franchi all’anno, a 90 anni costa 16’000 franchi ed il 4% della popolazione costa 80’000 franchi a persona.

L’altro motivo è l’evoluzione tecnologica nella medicina: pensate ai mezzi diagnostici di cui disponiamo da diversi anni (TAC, risonanza, esami di laboratorio, ecc.), pensate a quanti interventi oggi possono essere fatti in sicurezza, pensate a quanti interventi vengono fatti a livello ambulatoriale (emblematici gli interventi al cuore ed alle coronarie in cui tutto

si svolge nell’ambito di una giornata e la sera si può tornare a casa).

Poiché questi due fattori sono inarrestabili, volerne ridurre il finanziamento ha conseguenze inaccettabili: diminuire la remunerazione dei medici e del personale sanitario, in particolare dei medici di famiglia, già oggi confrontati con costi di gestione dello studio a volte proibitivi e che sempre più scarseggiano perché stufi.

Inoltre significa introdurre una medicina a due velocità: di fronte ad una offerta che dovrà diminuire, chi disporrà di mezzi propri o di assicurazioni complementari avrà un più facile accesso ai mezzi diagnostici e terapeutici. È questa la medicina che vogliamo? Vogliamo davvero rinunciare alla costruzione sociale e di altissima qualità di cui godiamo? NO, in modo convinto! Tanto più che questa iniziativa non ridurrebbe i premi di cassa malati, che dipendono non tanto dalla spesa sanitaria, quanto dalla modalità di finanziamento a carico delle casse malati. Ma questa è un’altra storia.

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